Lazio, la Regione approva le regole per la fecondazione assistita

Per quanto riguarda i cicli di eterologa e omologa la delibera dice che, per essere a carico del servizio sanitario regionale, l'età massima della donna deve essere di 43 anni

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Questa mattina la Giunta regionale ha approvato la delibera con cui si definiscono le regole per l’erogazione delle prestazioni di fecondazione medicalmente assistita nei centri della Regione Lazio.

L’ATTO – L’atto segue il canovaccio stabilito dalla Conferenza Stato-Regioni e ricalca il modello adottato dalla Regione Toscana. Per quanto riguarda i cicli di eterologa e omologa la delibera dice che, per essere a carico del servizio sanitario regionale, l’età massima della donna deve essere di 43 anni mentre i cicli che possono essere effettuati nelle strutture pubbliche sono tre. «Nel provvedimento che abbiamo adottato – spiega il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti – non è volutamente indicato il livello di compartecipazione a carico dei cittadini perché in queste ore ne sta discutendo a Roma presso la sede della Regione Veneto il gruppo tecnico interregionale con l’obiettivo di arrivare a definire una proposta unica valida in tutte le regioni ed evitare il caos tariffario che si sta verificando. Mi è parso più saggio attendere che alimentare confusione».

REGOLE SICURE – Entro la fine dell’anno la rete delle pma del Lazio, sia pubblica che privata, in ogni caso lavorerà dentro un contesto di regole trasparenti e sicure, uguali per tutte. Le procedure per la verifica dei requisiti necessari all’accreditamento coordinate dal commissario Corrado Melega e condotte in collaborazione con il Centro nazionale trapianti sono infatti ormai in dirittura di arrivo. Su una platea di 48 centri, tanti erano quelli che si erano registrati presso l’Istituto superiore di sanità, solo 23 sono risultati in possesso dei requisiti richiesti, cosi” come accertato dai tecnici del Centro nazionale trapianti incaricati dell’istruttoria. Sette sono centri pubblici, 16 privati. Due di questi attivi a Sora e Frosinone hanno già ottenuto il via libera, due, pur avendo i requisiti, hanno rinunciato. Dunque alla fine dell’istruttoria i centri operativi saranno 21. Attualmente l’unico centro pma pubblico in funzione a Roma è quello del Sant’Anna. La struttura del San Filippo Neri sarà riaperta a breve poiché si sta risolvendo il problema del certificato antincendio, lo stesso vale per il Pertini. Per i centri del San Camillo, Gemelli, Santa Maria Goretti di Latina, e Policlinico Umberto I, le procedure di autorizzazione sono ormai definite. «Chiudiamo cosi una fase di assoluta incertezza, e vero e proprio caos, durata anni – dice Zingaretti – restituendo un sistema di centri in grado di dare alle donne e alle famiglie assistenza di qualità in totale sicurezza. Il Lazio torna ad essere, anche in questo campo, una regione all’avanguardia, più civile e più umana».

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