Sbolliti i fumi della grande vittoria del Pd nelle elezioni (si fa per dire) dei consiglieri alla Città metropolitana grazie al voto di un migliaio e passa di amministratori locali di Roma e provincia, cominciano le prime difficoltà. Infatti l’Area metropolitana così come sta nascendo non convince affatto il sindaco operaio di Marino, Fabio Salvagni, che intende guidare un movimento di sindaci, amministratori, consiglieri comunali di maggioranze e opposizioni di tutti i comuni dei Castelli Romani con l’obiettivo di riaffermare il ruolo politico, amministrativo e culturale dei cittadini del bacino territoriale castellano. Non solo, ma Salvagni, eletto dalla destra, contesta il supersindaco di Roma Ignazio Marino eletto senza una partecipazione democratica popolare.
CITTADINI PROTAGONISTI – E aggiunge «da oggi ogni sindaco e ogni consigliere, forte della propria investitura che invece arriva direttamente dal popolo, avrà il dovere di rendere i cittadini nuovamente protagonisti. Per questo sin da ora intendiamo convocare a breve a Marino un convegno, una tavola rotonda, un summit decisivo che sia l’inizio di un percorso fino a oggi inedito tra tutti i sindaci dei Castelli Romani.» In ballo c’è «la specifica identità culturale dei Castelli Romani» perché questi rappresentano già «un’area vasta che deve avere la forza e l’intelligenza di governarsi e non farsi governare da Roma.»
MOLTI AMMINISTRATORI – Quanto l’appello squisitamente politico di un sindaco che già si trova in minoranza nel consiglio Metropolitano appena eletto, possa aver seguito, è difficile a dirsi tanto più che nella stessa area già governano amministrazioni di sinistra, ma non è da escludere che all’appello aderiscano altri amministratori in difesa della identità castellana. Con il rischio che vengano poi a galla identità sabine, costiere, tiburtine ecc. ecc. Timorose, ad esempio, che sui comuni circostanti si scarichino le difficoltà delle periferie romane, non ultima quella dello stoccaggio e dello smaltimento dei rifiuti trattati. I pericoli sono insiti proprio nei meccanismi della costituzione stessa della istituzione metropolitana che nasce senza una discussione ed un confronto fra la Capitale ed i comuni della provincia. Di certo c’è che un sindaco metropolitano imposto ex lege può alimentare campanilismi e particolarismi poi difficili da riassorbire in una politica unitaria.
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