Dio dà Dio toglie. Parafrasando le sacre scritture si potrebbe definire così la manovra finanziaria 2015 che ieri sera Matteo Renzi ha presentato con tanto di coloratissime slides. Si tratta solo di vedere quanto toglie quanto dà e a chi. Per cui se i padroni (ci si passi il temine arcaico) esultano per l’abolizione dell’Irap, se il sindaco Ignazio Marino esulta per i 100 milioni riconosciuti a Roma Capitale per i cosiddetti extracosti che una capitale deve affrontare e scoppia dalla felicità per l’eventuale allentamento del patto di stabilità che dovrebbe dargli un pò di respiro, Nicola Zingaretti invece soffre. E soffrirà ancora di più perché il taglio di quattro milioni alle regioni comporterà sicuramente un aumento delle tasse regionali.
IRPEF GIA’ ALTISSIMA – Forse dell’Irpef dalla quale, ad esempio, la regione Lazio aveva già esentato circa 2 milioni di cittadini con un reddito annuo inferiore ai 28.000 euro rinunciando a 400 milioni di introiti e riproponendosi di allargare questa fascia di esenti. La conferma viene dallo stesso presidente della conferenza Stato-Regioni e governatore del Piemonte Sergio Chiamparino (molto vicino al presidente del Consiglio) che poche ore fa affermava «a Renzi dico che nessuno vuole aumentare le tasse, anzi. Ma ci sono limiti di tolleranza oltre i quali non si può andare». Il taglio per quattro miliardi, continuava Chiamparino «significa azzerare l’aumento del Fondo nazionale della Sanità nel 2015: se andrà bene, manterremo quello di quest’anno. Poi ci saranno da recuperare altri due miliardi…Altro che ridurre le tasse, sarà un miracolo se riusciremo a non aumentarle. Temo sarà difficile evitarlo».
DRAMMA ROMA – Ma la notizia ancora più inquietante per quanto riguarda i cittadini di Roma e di questa regione è che dei 4 miliardi, il Lazio se ne vedrà tagliare ben 600 che sono grosso modo il 15% dell’ammontare complessivo. Da quali valutazioni scaturisca questa scelta del Governo che avrà effetti durissimi sul futuro di questa regione ed in particolare sulla sanità non è noto, ma è evidente che per mantenere almeno un livello decente al servizio offerto da quest’ultima in qualche modo bisognerà pur provvedere e non si vede altra via che quello dell’aumento della imposizione fiscale. Senza tener conto che l’aliquota Irpef regionale, la più alta d’Italia, nel 2015 ammonterà al 3,33%. Per non parlare dei trasporti locali, per i quali ben difficilmente la Regione potrà attribuire altri fondi per salvare Atac.
LE PAROLE DI ZINGARETTI – Molto polemica la reazione del governatore Nicola Zingaretti. «E’ molto semplice abbassare le tasse con i soldi degli altri» ha dichiarato senza troppi peli sulla lingua al termine della Conferenza delle Regioni sugli effetti della legge di stabilità. E ha citato un esempio di come questa legge inciderà nella vita reale delle Regioni: «il Lazio – ha detto- è alla vigilia dell’uscita dal commissariamento della sanità. Per il 2016 abbiamo programmato l’inizio della fase di riduzione di Irap e Irpef sulla base di buon governo della spesa sanitaria. Se passassero questi tagli – ha proseguito – i cittadini di questa regione vedrebbero vanificata l”ipotesi di abbassamento delle tasse.» Per il governatore del Lazio «questa è una pratica che logora o rompe la lealtà dei rapporti fra le istituzioni perché sottopone livelli di governo eletti a suffragio universale a un metodo di assunzione delle decisioni che entra nel vivo della carne…..» Dove quegli eletti a suffragio universale sono i governatori delle regioni mentre a Matteo manca ancora questa investitura, fosse anche plebiscitaria come lui spera.
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