Per Zingaretti la spending review nella Regione Lazio c’è già

Nel frattempo il Lazio attende di conoscere l'entità dei tagli previsti dalla nuova legge di stabilità

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Si stemperano, almeno apparentemente, i toni della polemica fra il presidente Nicola Zingaretti  e Matteo Renzi, almeno sino a quando non saranno note per il Lazio le dimensioni dei tagli che già si stimano in 500 milioni. Ma ribadita la collaborazione con i vari governi, Monti, Letta e oggi Renzi, il presidente del Lazio rivendica la ‘sua’ spending review che per quest’anno ha comportato risparmi per 382 milioni e per l’anno prossimo ne prevede altri 697. Oltre un miliardo per misure già attuate ed altre già approvate ben oltre la semplice previsione.

CENTRALE UNICA – Già la centrale unica per gli acquisti ed il previsto magazzino unico per la sanità hanno comportato un risparmio di 246 milioni per l’anno in corso e solo per la sanità ne prevedono altri 327 per il 2015. Circa 25 milioni si sono già stati risparmiati sui costi della politica, 26 milioni con il taglio di 500 poltrone nei Cda, nei collegi sindacali delle società regionali come Arsial, Ater, Enti Parco ecc. Le forbici hanno inciso anche nella struttura amministrativa della Regione che senza mettere per strada i dipendenti, ha ridotto i dirigenti da 20 a 12 tagliandone anche gli emolumenti e bloccando il turn over per gli impiegati.

NON TOCCARE I SERVIZI – Tagliare e risanare senza intaccare i servizi, questa è la filosofia di Zingaretti. La liquidità delle imprese e la capacità della Regione di onorare i suoi debiti non rappresenta solo un punto d’onore, ma la possibilità concreta di rilanciare una economia in crisi. Il Lazio nel 2013 pagava i propri fornitori “non sanitari” in tre anni, oggi il gap si è ridotto a 500 e nel 2015 si attesterà sui 350 giorni. Tempi sempre lunghissimi che invece per la Sanità si accorciano oggi a 60 giorni e si ridurranno a 28 con la fatturazione elettronica, mentre nel 2013 di giorni per essere pagati ce ne volevano 234. La polemica sui costi delle siringhe, che anche la senatrice Puppato ha sollevato su questa testata, si risolve con il magazzino digitale unico della sanità laziale, ma per Zingaretti la preoccupazione non sta sui costi del materiale che così verranno ridotti, ma sulla fine che questi materiali fanno talora in circuiti malavitosi.

ALTRI INTERVENTI POSSIBILI – Di grasso se ne può ancora tagliare, ad esempio riducendo le degenze ospedaliere non necessarie che costano 1200 euro a posto letto, dirottandole sulle strutture infermieristiche assistite che ne costano 200. Ma è in previsione anche un taglio di 400 primari per snellire la rete ospedaliera e ridurne i costi. La spending review del Lazio (questo è il senso della conferenza stampa di questa mattina) è in corso in accordo con i ministeri, e non da oggi, ma la spada di Damocle dei tagli che Renzi vuole potrebbe cambiare le carte in tavola ed obbligare la Regione ad aumentare le tasse. Questo il presidente della Regione non lo dice, ma è nei fatti. Se poi le regioni incazzate si faranno passare la rabbia come vuole Matteo, questo è da vedere. Il fatto è che ormai monta, e spesso non a torto,  una campagna contro l’istituzione regionale sprecona che fa da contorno alla scelte del Governo. Eppure, dice Zingaretti, quando si taglia si colpiscono interessi ossificati e qui nel Lazio ne sono stati colpiti molti. E allora? Allora  Matteo “ascolti i territori” perché non tutti i gatti sono bigi, dice il governatore. Un appello che Matteo non sembra disposto ad accogliere, almeno per ora.

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