“Oggi a Latina studenti in piazza per Lucia Aielli, magistrato minacciato per le sue indagini contro le mafie. Siamo con loro – #stoconaielli”. Twitta così il presidente della Regione Nicola Zingaretti sul suo profilo in occasione di una giornata di incontro nel corso del meeting regionale contro le mafie “Lazio senza Mafie” con Don Ciotti, intervistato dal giornalista di Repubblica Attilio Bolzoni, presso l’Istituto Galileo Galilei di Roma. E’ lo stesso Zingaretti a spiegare la particolare iniziativa della Regione Lazio nei prossimi giorni: “Il 12 dicembre la Regione sarà a Latina a fianco di Lucia Aielli, durante la visita della commissione parlamentare Antimafia nel capoluogo pontino”.
EDUCARE ALLA CITTADINANZA – Nel corso dell’incontro intitolato ”Educare alla cittadinanza oltre l’io… noi contro le mafie”, il presidente ha ricordato le minacce di morte ricevute qualche giorno fa dal magistrato di Latina Lucia Aielli. “Oggi studenti e cittadini stanno manifestando per far sentire la loro vicinanza al magistrato- prosegue Zingaretti- e spero che ci sia più gente possibile, in nessun modo un rappresentante dello Stato che lotta contro la criminalità organizzata deve esser lasciato solo, ma deve sentire la forza della moltitudine”.
PARLA DON LUIGI CIOTTI – In mattinata ha parlato anche Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e da sempre impegnato nella lotta contro le mafie e per l’educazione: “Non capita tutti i giorni, che una Regione senta profondamente dentro di sè la necessità di mobilitare le forze per riflettere seriamente su un tema in cui c’è bisogno di mettere la testa, di conoscere per diventare persone più responsabili. Dobbiamo chiedere alle istituzioni di agire, ma non chiediamo ad altri di fare se noi, per primi, non facciamo la nostra parte”. “Conoscere è responsabilità e viceversa, perché solo conoscendo possiamo impegnarci per il cambiamento. In questo momento di crisi, le mafie sono tornate forti, hanno tanti denari che arrivano da affari sporchi, inquinano la politica e distruggono il nostro futuro. La prima grande riforma da fare in Italia, paradossalmente, è una autoriforma, una riforma delle nostre coscienze, il cui risveglio comincia dalla scuola. Abbiamo alle spalle 400 anni di camorra, oltre 150 anni di Cosa nostra e 120 di ”ndrangheta. Guai a credere che le mafie siano un problema del sud. Il problema delle organizzazioni criminali appartiene a tutti. Anche nel nord est sono le mafie che prestano i soldi alle piccole imprese. Nel 1900, in Sicilia Don Luigi Sturzo pronunciò parole profetiche: ”la mafia ha i piedi in Sicilia e la testa forse a Roma. Diventerà più crudele e disumana, la mafia risalirà l”intera penisola per portarsi al di là delle Alpi””.
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