Gli affidamenti diretti di enti pubblici, tra cui la Regione Lazio, ai privati per lavori e forniture senza predisporre gli appositi bandi di gara, sono ormai prassi ricorrente. Tanto ricorrente da incappare, come è successo ieri, nei rilievi del Commissario per la legalità degli appalti, Cantone, che con molta delicatezza rilevava come la stessa amministrazione targata Ignazio Marino avesse abusato di questa procedura ancor più di Alemanno. Il fatto è che tramite questa procedura, talora giustificata dalla ‘somma urgenza’, scorrono rivoli di denaro pubblico ai privati che, senza le opportune cautele, rischiano di trasformarsi in fiumi dall’impetuosa piena.
IL CASO DEL LAGHETTO – La sanità per sua natura è un pò il “mare magnum” di questa prassi: sia per affrontare emergenze reali, sia per l’esiguità (almeno apparente) delle somme talora tirate in ballo. Prendiamo il caso dell’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini che il 10 novembre dello scorso anno affidava alla Delta petroli Spa il servizio di campionamento delle acque del laghetto ipogeo che sta all’interno del Forlanini con relative e successive analisi chimico-fisiche. Costo dell’operazione 18.550 euro più Iva. Sin qui niente da obbiettare, visto che a giudizio del dirigente che ha firmato l’atto «il provvedimento….è totalmente legittimo e utile per il servizio per il servizio pubblico…». Però, e c’è sempre un però, il primo ottobre del 2014 la stessa Delta petroli spa proponeva alla direzione della suddetta Azienda Ospedaliera la sua «campagna di trattamento rifiuti codice CER mediante impianto mobile presso l’ospedale Carlo Forlanini» che includeva anche la proposta tecnico- commerciale e la relativa offerta economica.
DA MINI INCARICO A MEGA APPALTO – L’offerta economica includeva quella dei 18.500 euro già approvati per i prelievi e le analisi. Impostata in questo modo l’offerta della Delta petroli lascia intendere che alla stessa ditta verrà attribuito anche lo smaltimento successivo di acque e fanghi del laghetto. Con la differenza che questa seconda ed inevitabile fase verrebbe a costare 41.50 euro a metro cubo per un importo totale di euro 913.000. Che non è proprio una bazzecola se venissero riconosciuti senza regolare bado pubblico. Singolare è poi la procedura per cui si approvano prima le rilevazioni e le analisi senza dare risposta all’offerte per lo smaltimento delle acque. Come se si volesse far ingoiare l’amaro risotto partendo dalla parte fredda ai bordi per poi propinare l’intero appone dal costo totale di 931.000 euro più Iva.
[form_mailup5q lista=”regione lazio”]