San Raffaele, le ragioni di Zingaretti e il braccio di ferro di Angelucci

Il gruppo sanitario ingaggia l'ennesimo scontro con la Regione e scatena le preoccupazioni dei dipendenti

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A ben vedere non è una novità perché quasi ogni anno si apre un contenzioso fra gli Angelucci, proprietari del gruppo San Raffaele, e la Regione Lazio accusata di inadempienze. Ne consegue la minaccia di chiudere le strutture creando grande apprensione fra le centinaia di dipendenti, molti dei quali residenti nei territori dei Castelli Romani e fra gli stessi pazienti. Mentre l’opposizione incalza approfittando di una situazione di forte impatto sull’opinione pubblica, è arrivata la risposta della Regione che giudica “unilaterale” la scelta compiuta dai vertici del Gruppo S. Raffaele, ma soprattutto “immotivata”, di sospendere i servizi mettendo in mobilità i lavoratori.

PAGAMENTI A POSTO – Infatti per la Regione “le rimesse mensili per la intera produzione erogata e certificata, all’interno del budget, avviene in modo del tutto regolare” si legge in una nota di via Cristoforo Colombo. Tanto che nel 2013 «sono stati complessivamente pagati verso tutte le strutture del gruppo 90 milioni e 375mila euro, nel 2014 sono stati 103 milioni e 432mila euro e nei primi mesi del 2015 ben 16 milioni e 142mila euro. Pertanto sulle partite correnti non vi sono motivi per arrivare alla minaccia di licenziamenti». Da notare che proprio in ragione della regolarità dei pagamenti da parte della Regione il 21 maggio il gruppo ha firmato un verbale che riguarda la struttura Villa Buon Respiro a Viterbo sottoscritto da Regione, Prefetto di Viterbo, Direttore generale della Asl e dal Presidente del Gruppo dottor Carlo Trivelli in cui venivano sospese le procedure di mobilità per 28 dipendenti.

SERVIZI SOSPESI – Resta allora da capire i veri motivi che hanno portato l’Azienda alla decisione unilaterale della sospensione dei servizi che rischia di pregiudicare l’attività assistenziale tanto da rimettere in discussione gli accordi contrattuali e lo stesso  accreditamento, per “interruzione di pubblico servizio”. Il problema, secondo la nota della Regione, riguarda il pregresso sul quale si sta discutendo al tavolo tecnico che si è riunito in questi giorni e dal quale è emersa la disponibilità urgente ad approfondire “le complesse tematiche che vedono ancora in corso l’accertamento di responsabilità penali e contabili dell’Azienda”.

SENTENZE E PROCESSI – In proposito la Regione richiama la recente sentenza della Corte dei Conti  di condanna del Gruppo per truffa ai danni del servizio sanitario regionale, sentenza che  obbliga la S. Raffaele Spa a risarcire oltre 41 milioni di euro alla Regione. Inoltre sono ancora aperti procedimenti penali per le strutture S.Raffaele Pisana, Cassino e Velletri, procedimenti nei quali la Regione è parte offesa. In sostanza la decisione del Gruppo San Raffaele mirerebbe al riconoscimento di erogazioni già cassate dalla suprema Corte Contabile che ne chiede la restituzione. Senza contare i procedimenti penali in corso, dai quali la Regione potrebbe risultare vincente. Per evitare il peggio non resterebbe che proseguire la trattativa  sospendendo decisioni che non gioverebbero nè al gruppo ne alla Sanità del Lazio, soprattutto se la Regione dovesse denunciare il Gruppo per la sospensione di pubblico servizio.

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