Tra gli obiettivi del CENTRO REGIONALE DI MONITORAGGIO DELLA SICUREZZA STRADALE DEL LAZIO Vi è anche la definizione di un programma di azioni per il contrasto dei comportamenti di guida a rischio, in quanto tra gli elementi che incidono sulla Sicurezza Stradale il “fattore umano” è certamente quello che comporta la maggior percentuale di rischio. In ambito extraurbano, infatti, la distrazione si conferma la prima causa di incidente (20,4%), seguita dalla velocità troppo elevata (17,5%) e dal mancato rispetto delle distanze di sicurezza (13,1%). In città, invece, è l’inosservanza di semafori e regole di precedenza a causare il maggior numero di sinistri (19,1%), seguita dalla distrazione (15,6%) e dalla velocità elevata (9,5%).
Le azioni di contrasto in tal senso messe in campo dai diversi Enti che operano a favore della Sicurezza Stradale, costituiscono utili elementi di riferimento per valutare, in relazione ai risultati costi/benefici di ciascuna di esse, le più efficaci tipologie, modalità e tempi di applicazione su cui investire per il miglioramento della Sicurezza Stradale.
Il merito delle campagne di prevenzione è dato dalla comunicazione che, sebbene nei fenomeni che riguardano l’incidentalità metta prevalentemente in evidenza le ombre piuttosto che le luci, se svolta con ripetitività e sistematicità, riesce a dare buoni risultati per contrastare i comportamenti illeciti.
La documentazione di un Centro di monitoraggio della Sicurezza Stradale non può prescindere anche dall’evidenza delle variazioni sui comportamenti alla guida che avvengono nel tempo. Nel 2000 in Italia c’erano oltre 7 mila morti, la mortalità a oggi è ridotta del 50%, ma tutt’oggi avvengono ancora molti incidenti: con 56,2 morti per incidente ogni milione di abitanti l’Italia supera la media europea (51,4).
La norma è un risultato di civiltà. Il Times recentemente ha pubblicato alcuni dati riferiti all’area di Londra e del Sud Yorkshire: il 50% delle persone fermate risulta positiva al test antidroga. Tra i conducenti controllati lo scorso anno sulle strade Italiane con etilometri e precursori, intorno a 1,6 milioni, circa l’1,7% sono stati sanzionati per guida in stato di ebbrezza mentre solo lo 0,12 % circa è stato denunciato per guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Nei primi quattro mesi del 2015, le persone controllate sono state 496.953 con medesime percentuali di sanzioni per risultati positivi al test etilico e di denuncia per guida sotto l’influenza di droghe. Gli strumenti e le modalità di controllo sono ormai rodate per quanto riguarda l’abuso di alcol, ma riscontrare l’abuso di droghe è più complesso. Tuttavia, diverse sono le difficoltà operative in questo campo. La difficoltà maggiore è quella di stabilire la modalità di effettuazione degli accertamenti poiché numerosi sono stati in passato i ricorsi che ne sono conseguiti.
In tal senso, dal 29 maggio scorso, è stato avviato un interessante progetto presentato a Roma presso il Ministero dell’Interno, durante la conferenza stampa “Servizi mirati di contrasto della guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti”, dai direttori delle Specialità della Polizia di Stato Roberto Sgalla, del Servizio polizia stradale Giuseppe Bisogno e del Servizio Affari generali di Sanità, Fabrizio Ciprani, congiuntamente al segretario generale della Fondazione ANIA.
In 19 città italiane prese come campione, tra cui Roma per quanto riguarda il territorio della Regione Lazio (oltre a Novara, Bergamo, Brescia, Padova, Verona, Trieste, Savona, Bologna, Forlì Cesena, Ancona, Ascoli Piceno, Perugia, Pescara, Teramo, Napoli, Bari, Messina, Cagliari), è partito un nuovo servizio sperimentale della Polizia di Stato, per monitorare e contrastare la guida in stato d’ebbrezza e/o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Tale servizio proseguirà per tre mesi, con cadenza settimanale. I nuovi controlli della Polizia Stradale si basano sul sistema detto ‘droga-test’ che viene effettuato direttamente sulla strada. La Polizia di Stato conta su 1.800 strumenti che consentono agli agenti di verificare in tempo reale se un automobilista è in condizioni psicofisiche idonee alla guida di un veicolo. La novità assoluta è che ai posti di controllo su strada ci sono anche medici in divisa e vengono utilizzati precursori e relativi kit diagnostici messi a disposizione dalla Fondazione ANIA.
Ai conducenti fermati dalle pattuglie, viene chiesto di sottoporsi – attraverso un prelievo della saliva – ad un primo test di screening, che misura la positività ai principali tipi di droga. Segue un esame che ne certifica il risultato. Per garantire la massima trasparenza e consentire al conducente la possibilità di una contro analisi è previsto il prelievo di due campioni con l’obiettivo di superare, almeno in parte, i problemi connessi ai ricorsi. Ciò anche per la presenza dei sanitari durante i controlli e perché i successivi accertamenti sui campioni di saliva prelevati al guidatore verranno effettuati presso il Centro di tossicologia forense di Roma, garantendo ai cittadini uno standard comune. Nel caso di esito positivo scatta il ritiro della patente in attesa del test definitivo che verrà effettuato con l’invio del campione di saliva al laboratorio della Polizia di Castro Pretorio di Roma. Nel caso di conferma dell’esito scatta la sospensione del documento valido per la guida.
I dati a disposizione fino ad oggi sono stati insufficienti per dimensionare l’entità effettiva del fenomeno nel nostro paese. L’obiettivo dell’operazione è far emergere un fenomeno “carsico”, sul quale non ci sono ad oggi, dati italiani ufficiali. A settembre verranno comunicati i primi risultati dell’iniziativa, che mira a non rimanere sperimentale. L’obiettivo è di estendere a livello nazionale questo protocollo sperimentale, attraverso l’avvio di un progetto triennale per il quale è stato richiesto uno stanziamento di circa 2 milioni di euro al Dipartimento Politiche Antidroga.
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