L’intervista al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti al Messaggero di giovedì mattina arriva nei giorni terribili dello scontro Renzi – Marino, ma anche poche ore dopo che la maggioranza che lo sostiene alla Pisana ha respinto compatta la mozione di sfiducia presentata dal centrodestra di quel Luca Gramazio assente perché in arresto per Mafia Capitale. Zingaretti resta l’uomo forte del Pd romano, da due anni a capo di un colosso come la Regione Lazio nel quale ha avviato una complessa azione di risanamento, trasparenza e semplificazione.
Il presidente non vuole entrare nel dibattito sulle dimissioni di Ignazio Marino anche se ci tiene a sottolineare la complessità che, da primo cittadino, il medico genovese è costretto ad affrontare: “Renzi ha riconosciuto la complessità dei problemi di Roma. Sfido chiunque a combattere con la metà della complessita” della situazione che sta affrontando Marino” dice. Da politico di lungo corso sposta la sua preoccupazione sullo stato del Partito Democratico, che a Roma si trova davanti una sfda enorme. “C’è stato in passato un calo di tensione – ammette – E’ anche vero che oggi il Pd è l’unica forza politica che sta facendo i conti con la necessità di cambiare”, ma questo per Zingaretti non basta. Perchè bisogna guardare in faccia i “limiti” che il partito non ha saputo “superare” fino ad oggi.
Per Zingaretti si tratta dell'”errata visione (di molti, ma non di tutti) del rapporto con il potere” che va messo “al servizio degli altri, non per diventare ricco, fare carriera o organizzare un gruppo, saccheggiando lo Stato”; poi la “debolezza oggettiva” che deriva da una fragile “identità collettiva” superata dalle identità dei diversi “pezzi del partito”; infine la “fragilità del radicamento nella città”. Con la capitale d’Italia ormai prossima alla sfida del Giubileo la Regione sente ancora più forti le sfide sulla sanità con l’apertura e per il numero unico europeo 112 per le emergenza.
I fatti di Mafia Capitale hanno sfiorato la Regione ma il presidente ricorda che le responsabilità penali sono personali, anche per il suo capo di gabinetto dimessosi a marzo: “Nei percorsi processuali – spiega – chi ha sbagliato paghi per le sue colpe”. Poi difende ancora una volta la verità sull’esistenza del maxiemendamento attribuito all’ex capogruppo Pd Vincenzi: “Non è così e l’abbiamo spiegato”. Dal canto suo la Regione ha “introdotto anticorpi” dando vita alla rotazione automatica dei dirigenti, alla riduzione dei centri decisionali e di spesa per semplificare e rendere più trasparente una “struttura piramidale caotica” che, dice Zingaretti è stata “smantellata”. Prossime tappe la fine del commissariamento sanitario, entro fine anno secondo il presidente, e un lavoro nei tempi previsti per portare a termine l’iter per il nuovo stadio della Roma a Tor di Valle.
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