Cosa succede nella sanità privata del Lazio? Ancora oggi Cgil, Cisl e Uil minacciano agitazioni e scioperi di fronte ad una situazione che rischia di creare gravi problemi occupazionali nel settore. I sindacati citano il caso complicato, anche da vicende giudiziarie, del Gruppo Idi-San Carlo e del Fatebenefratelli cui si aggiungono le procedure di licenziamento collettivo già in atto nel Gruppo San Raffaele della famiglia Angelucci dove a rischio sono ormai oltre 1500 posti, e nel Gruppo Garofalo oltre 150 solo per citare due esempi. La tegola finale è rappresentata dall’annuncio delle organizzazioni padronali Aris e Aiop sullo stato di crisi delle loro strutture Rsa, le residenze per anziani. A rischio sono il 50% del salario di 4600 lavoratori che garantiscono servizi per 5000 posti letto nelle residenze e 1000 nelle riabilitazioni. Che i gruppi privati con ragioni più o meno valide premano sul pedale dell’occupazione per condizionare l’amministrazione Zingaretti e ottenere o veder confermati determinati vantaggi, non è una novità di questi giorni, anzi è prassi ricorrente per ogni amministrazione che nel Lazio si è succeduta.
Tuttavia i sindacati insistono sul fatto che le prestazioni che vengono svolte dalla sanità accreditata con il servizio sanitario regionale, sono a tutti gli effetti da considerare ‘servizio pubblico’ ai cittadini. Per parte loro i gruppi privati lamentano che i margini di profitto per chi ha investito od intrapreso attività imprenditoriali nella sanità privata della Regione Lazio si siano assottigliati al punto che i sostanziali interventi per il contenimento dei costi hanno assunto il carattere di una gara a chi taglia di più. E si taglia principalmente sul personale dipendente con i licenziamenti, il peggioramento delle condizioni contrattuali, le riduzioni di orario ecc.
Quando si parla di sanità privata si vanno a toccare, a livello nazionale numerose piccole e medie strutture, disseminate in tutta la Penisola, ma soprattutto sette grandi gruppi. Circa 500 strutture che danno lavoro a 40 mila operatori, tutti qualificati. Ma oggi le Regioni debbono rinunciare all’incremento del fondo sanitario del 2015 per un totale di 2 miliardi circa. Così, dal budget della sanità privata sarebbero decurtati 350 milioni. Negli ultimi anni la sanità privata del Lazio ha fatto i conti con una serie di tagli per complessivi 25 milioni. Dal 2012 al 2014, le sforbiciate legate alla spending review hanno interessato la sanità tutta per 14 miliardi di cui una quota consistente ha riguardato la sanità privata.
Con la Finanziaria 2013 poi i tagli al comparto privato sono saliti a 140 milioni e con quella 2014 a 280 milioni in tutta Italia. Il punto di forza dell’ospedalità privata è che nel nostro paese si tratta di un servizio ormai indispensabile, che copre il 25% del volume complessivo delle prestazioni erogate, quota che per alcune specialità sale al 30-40%”. Ma secondo le associazioni datoriali assorbirebbero ‘solo’ il 15% delle risorse destinate alla sanità nazionale che ormai sfiorano i 110 miliardi di ero. Fatevi pure due righe di conto sulla dimensione del business privato, ma qualunque sia il quadro delineato dalle parti la regione Lazio, in particolare, è stretta nella tenaglia fra l’indispensabilità di queste strutture private, con relativa occupazione e dall’altra parte i tagli imposti dal Governo alla nostra Regione. Resta da vedere quanto i privati abbiano guadagnato in tempi decennali di vacche grasse. ma questa è un’altra storia.
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