Immigrazione, Visini: a Roma e provincia diffidenza verso gli stranieri

Parla l'assessore regionale alle politiche sociali Rita Visini: risorsa vitale per la nostra economica

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Assessore Visini, il Lazio è la Regione che più rappresenta la capacità di accoglienza del Paese, ma non mancano le criticità da superare per una buona gestione del fenomeno migratorio. Secondo lei quale è la principale al momento nei nostri territori?
Sicuramente c’è una questione di numeri: attualmente il Lazio ospita una quota di profughi superiore a quella che ci è stata assegnata dal Ministero dell’Interno con il piano straordinario di accoglienza dello scorso anno, mentre altre regioni, soprattutto settentrionali, hanno dato una disponibilità di posti inferiore a quella prevista nell’accordo Stato-Regioni. Abbiamo chiesto con forza il rispetto dei patti: l’accoglienza può funzionare solo se ciascuno fa la propria parte. Finalmente il Governo sta provvedendo a un riequilibrio delle presenze.

A Roma e città metropolitana vivono circa 500mila stranieri ma in anni di crisi non tutti hanno un lavoro o riescono a inserirsi davvero: come evitare che le paure e il senso di insicurezza dei cittadini italiani continui a crescere?
Io ho l’impressione che in questo momento il clima generale di insicurezza risenta molto dell’onda mediatica e delle strategie populiste di alcune parti politiche: c’è in giro l’idea che sia in corso un’invasione, quando i numeri degli sbarchi, nei fatti, sono simili a quelli dell’anno scorso. È evidente però che il tema dell’inclusione sociale degli stranieri sia cruciale. È per questo che la Regione, anche grazie ai fondi europei, sta investendo sui progetti di integrazione linguistica e sui percorsi sia lavorativi che culturali. Lo sa quanto vale il lavoro degli stranieri in Italia? 123 miliardi di euro, l’8,8% del Pil. L’integrazione non solo è possibile, ma è vitale per la tenuta della nostra economia.

Nella capitale le note vicende giudiziarie hanno trasformato la questione migranti in una nuova emergenza. Come evitare questa tendenza per il futuro?
Una sola parola: regole. Il cancro di Mafia Capitale si annidava nelle deroghe agli appalti e nelle assegnazioni dirette, frutto di una politica incapace di fare il proprio mestiere. Se dalla Regione Lazio non un solo euro è finito nelle tasche di questa gente un motivo c’è. Grazie alla Giunta Zingaretti siamo tra le amministrazioni più trasparenti d’Italia. E da settembre con le nuove regole anticorruzione faremo ancora meglio.

Immigrazione non significa però solo avere un posto dove mangiare e dormire ma anche trovare una prospettiva di “rinascita”, l’idea di un futuro. Dove si affrontano questi altri temi?
Più che dove, secondo me il punto è il “come”: si affrontano insieme. L’ho detto prima: l’immigrazione porta con sé tante problematiche sociali, ma è una grande risorsa per i nostri territori. L’integrazione deve diventare un impegno comune delle istituzioni, delle scuole, del privato sociale. Ad alcuni fa comodo elettoralmente cavalcare la paura, ma ci sono tante storie positive di inclusione degli stranieri: nascono tutte da contesti in cui tutti gli attori sociali si sono messi in rete.

Lei ha detto che i grandi numeri sono la prima difficoltà per l’accoglienza nel territorio di Roma. Nella capitale gli arrivi sono ormai continui e la dinamica è ormai consolidata: in che modo la Regione contribuisce al tema accoglienza?
Facendo da collante tra enti locali, prefetture e ministero per un programma stabile di integrazione e una canalizzazione delle risorse finanziarie più strategica e funzionale. Le Regioni non hanno grandi competenze in materia di immigrazione ma devono camminare accanto ai Comuni. Adesso il nostro impegno è quello di sostenere l’accoglienza degli stranieri nelle province.

Nel convegno di venerdì scorso ha spiegato anche che è la diffidenza delle persone il vero nodo rispetto all’accoglienza, specialmente nelle province: come lavora la Regione sui temi dell’integrazione delle persone straniere?
Sostenendo il più possibile i progetti che lavorano direttamente sul territorio. In un anno difficilissimo per il nostro bilancio, abbiamo finanziato 437 progetti di inclusione sociale e contrasto alla povertà in tutto il Lazio. Quasi 20 milioni di euro che hanno sostenuto anche tanti progetti di integrazione tra italiani e stranieri, sia nei grandi centri urbani, sia nelle piccole comunità.

Nei giorni scorsi Ci sono state molte polemiche e altrettante smentite su malattie come la scabbia. Esistono problematiche sanitarie serie che invece devono essere affrontate, per la salute di tutti? Cosa fa la Regione?
La polemica sulla scabbia è l’esempio più clamoroso di quanto allarmismo infondato ci sia in giro: non esiste nessuna emergenza. C’è invece un problema di tutela della salute dei migranti, che scappano dalla guerra e spesso hanno subito in prima persona torture e violenze. La Regione ha avviato con l’Istituto nazionale migrazioni e povertà un protocollo per gli interventi sanitari negli insediamenti occupati dai migranti: un’esperienza che altre regioni hanno apprezzato e stanno imitando.

Lei ha citato papa Francesco parlando dei diritti negati ai migranti: oggi a Roma e nel Lazio, di fronte a scene come quelle della Tiburtina o dei tanti accampamenti improvvisati come Colle Aniene si può dire che questi diritti siano veramente riconosciuti?
Ha ragione il papa, ma soprattutto ha ragione la Costituzione: siamo una Repubblica che riconosce e tutela il diritto alla protezione di chi scappa dalle persecuzioni. Oggi quel diritto non riusciamo a garantirlo, anche perché la comunità internazionale ci ha lasciati soli troppo a lungo. Ma la dignità di queste persone, il rispetto della loro umanità, deve restare al primo posto.

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