Presso la Scuola Superiore di Polizia di Roma, il 25 giugno è stato presentato il volume “Sicurezza stradale, i 50 gol più belli” scritto da Vincenzo Borgomeo, giornalista di Repubblica, con la prefazione di Roberto Sgalla, Direttore Centrale della Polizia Stradale, Ferroviaria, delle Comunicazioni e per i Reparti Speciali della Polizia di Stato.
L’autore ha messo intorno ad un tavolo i maggiori player della sicurezza stradale per illustrare le possibili strategie sul fronte delle iniziative messe in campo per vincere questa “guerra” da oltre 1,2 milioni di morti e più di 50 milioni di incidenti l’anno nel mondo.
La sicurezza stradale è un tema da affrontare insieme, con grandi sinergie. Così il libro è stato concepito per dare ampio spazio agli esperti del settore, racconta – come lascia intendere il titolo – 50 tra le più significative iniziative messe in campo per combattere la piaga degli incidenti e riporta in appendice l’elenco completo dei Punti Neri, suddivisi per Regioni, con tanto di indirizzi precisi e coordinate GPS, in cui sono localizzati più della metà degli incidenti stradali.
Sgalla durante la presentazione del libro ha parlato della “violenza stradale”, una nuova definizione che è entrata nella terminologia corrente visti i dati che risultano a partire dagli anni ’60 e ’70 in cui è stata introdotta la motorizzazione. Il morto sulla strada è stato il prezzo da pagare della motorizzazione. A partire dal 1993 sono stati enunciati una serie di principi su cui sviluppare l’azione europea per la sicurezza stradale e tra questi i Programmi di azione.
Il Direttore Centrale della Polizia Stradale intravede la forte necessità di applicare coerentemente e uniformemente a tutti gli utenti della strada sia italiani che stranieri le sanzioni per le infrazioni commesse nel territorio nazionale, per raggiungere l’innalzamento dei livelli di sicurezza stradale. Il problema della riscossione dei pagamenti delle sanzioni è un problema notevole, 4 milioni di persone all’anno non pagano le sanzioni, infatti attualmente, per la mancanza di procedure e norme adeguate in ambito comunitario e di accordi bilaterali o multilaterali in ambito extracomunitario, le sanzioni non vengono riscosse, soprattutto per le violazioni rilevate con i sistemi automatici e di controllo a distanza per i quali non avviene il fermo immediato del veicolo. E’ necessario avviare una nuova normativa sulla circolazione dei veicoli esteri. Nella riforma del Codice della Strada la norma non è risolutiva, nasce quando c’è una patologia, infatti il Codice della Strada non nasce soltanto per punire ma anche per regolamentare. Oggi c’è bisogno di un Codice dei comportamenti e l’iter Camera/Senato va orientato nella direzione di leggi delega sul tema dell’omicidio stradale. La comunicazione è l’unico strumento che può aiutare a risolvere questa situazione d’emergenza, a condividere con la collettività il principio che la sanzione non è l’equivalente riparativo per chi ha subìto un danno quantificato, ma è l’elemento di giustizia che permette alle vittime della strada di convivere con la collettività attraverso il ristoro che si è ottenuto. L’esigenza di accelerare sulla riforma del Codice della Strada è fortemente individuata anche da Giuseppe Bisogno, Direttore del Servizio Polizia Stradale, che registra dal 2001 ad oggi un parziale traguardo con un calo dei morti sulle strade in Italia da circa 8000 a 3400. Nonostante il trend positivo non si potrebbe giustificare nessuna flessione degli sforzi operativi e organizzativi per intervenire in modo preventivo al fine di evitare l’incidente o contenere le conseguenze sulle persona.
Che la fase attuale è molto delicata, viene sottolineato anche da Sergio Dondolini, Direttore generale sicurezza stradale Ministero Infrastrutture e trasporti, per il quale solo un costante e rigoroso monitoraggio di quanto realizzato può metterci a disposizione gli “strumenti di base” necessari per meglio orientare le scelte, rendendo gli obiettivi stabiliti dall’Unione Europea alla nostra portata. Il monitoraggio e la valutazione delle misure realizzate attraverso il Piano Nazionale della Sicurezza Stradale ha contribuito ad aumentare la conoscenza delle situazioni di rischio presenti sulle strade, delle cause che determinano gli incidenti, del ruolo giocato dall’infrastruttura e soprattutto dei costi e dell’efficacia delle soluzioni proposte. Al numero dei morti si aggiunge quello di oltre 257 mila persone che rimangono ferite, ad oggi l’impegno prioritario è quello del dimezzamento entro il 2020 del numero delle vittime rispetto a quelle registrate nel 2010.
All’interno di queste finalità si colloca il ruolo che svolgono attivamente anche i Centri di Monitoraggio Regionali.
Tra essi il CEREMSS del Lazio, curato dalla Direzione Infrastrutture, Ambiente e Politiche abitative attraverso ASTRAL, con il quale, in linea di quanto indicato dall’ing. Dondolini, la Regione Lazio opera per la registrazione, elaborazione e analisi dei dati sull’incidentalità che avvengono nel territorio regionale. Principali obiettivi del CEREMSS, infatti, sono il monitoraggio delle situazioni di rischio per le strade del territorio di propria competenza, il supporto alla programmazione degli interventi a partire dalla Rete Viaria Regionale e la valutazione costi ed efficacia delle interventi realizzati.
Nel libro Angelo Sticchi Damiani, presidente ACI, evidenzia l’incessante tutela de diritto inalienabile alla mobilità che ha indirizzato l’operato dell’ACI e ha contribuito nel corso degli anni all’innalzamento degli standard di sicurezza stradale nel Paese, puntando sulla costruzione di un percorso di formazione continua degli automobilisti. La considerevole riduzione della mortalità stradale è un risultato di cui anche l’ACI si sente partecipe grazie alla convergenza istituzionale avvenuta su proposte come quella dell’educazione stradale nelle scuole di ogni ordine e grado, la patente a punti e la creazione di centri di guida sicura sul territorio. Nel volume vengono descritti alcuni progetti recentemente attuati, come il “Kart in piazza” per l’educazione per i bambini conducenti di domani e il network “Ready2Go” portato avanti con autoscuole attraverso un programma didattico centrato sulla pratica e sulle più corrette tecniche di guida. Per Aldo Minucci, Presidente della Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale, il titolo del suo intervento è dedicato ai dieci anni di attività dal 2004, quando la Fondazione ANIA è stata costituita dalle imprese di assicurazione e nessuno pensava che in 10 anni potesse arrivare a raggiungere nel panorama nazionale e internazionale un centro di eccellenza nell’ambito della sicurezza stradale. Gli incidenti stradali, oltre al dramma umano, costano alla collettività 25 miliardi di euro all’anno, quasi 2 pinti di PIL e ciò rende ancora più evidente come i mancati investimenti in sicurezza stradale si traducano in costi umani. Per Minucci lo Stato in questo settore dovrebbe modificare la propria concezione economico-finanziaria e riconsiderare la spesa, per far fronte agli incidenti stradali, non un costo, ma un investimento con un ritorno nel medio termine. Con questa visione il Governo dovrebbe assumere provvedimenti improntati ai principi della “Social Market Economy” tutelando i valori sociali unitamente ad obiettivi di efficienza economica e di riduzione dei costi. Antonio Avenoso, Direttore Esecutivo Consiglio Europeo per la Sicurezza nei Trasporti (ETSC) ha ricordato che ogni settimana, soltanto in Europa, 500 persone perdono la vita in un incidente stradale. La causa principale di morte per i giovani europei non è la droga e non è l’ebola, ma per quanto incredibile possa sembrare, nel 2015 gli incidenti stradali restano ancora la causa principale di morte per i giovani e tuttavia, nella maggior parte delle nazioni, i titoli dei giornali e social medi danno tutt’altra impressione. La sicurezza stradale a volte è percepita come una tematica dimenticata. Gli enormi progressi fatti sin dal 1970 sono una delle ragioni che hanno portato alla percezione che il problema sia stato già risolto, ma gli incidenti stradali, nella maggior parte dei casi evitabili, restano ancora un problema diffuso che richiede una risposta mirata. Ogni perdita è una tragedia, ancor più dolorosa se si considerano le conseguenze che questa lascia alle famiglie delle vittime. Le famiglie subiscono stravolgimenti permanenti, le conseguenze fisiche e psichiche possono essere devastanti. L’Europa è un eccellente esempio di ricerca e politiche con approccio scientifico dalla quale prendere spunto: Dagli studi degli anni 60 e 70 sul rapporto tra effetti della guida in stato di ebbrezza e tassi d’incidentalità, al modello che negli anni 80 studiava l’effetto della velocità sulla gravità degli incidenti stradali per arrivare fino ad oggi alle valutazioni sul livello di sicurezza del controllo elettronico della stabilità ESC. La sfida della European Transport Safety Council ETSC e per i membri di tutta Europa, è garantire che la sicurezza stradale risulti tra le priorità delle agende politiche.
Il libro è consultabile o scaricabile gratuitamente on line su www.sicurezzastradalei50golpiubelli.it. Viene regalato a chiunque ne facesse richiesta presso una storica libreria romana chiamando il numero 06-8621.1840.
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