Nuova gara Cup, dalla giunta regionale garanzie su livelli occupazionali

La questione tanto dibattuta finisce al centro dei lavori del Consiglio

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La questione tanto dibattuta in queste settimane del nuovo bando di gara per i Centri Unici di Prenotazione delle prestazioni sanitarie (Cup) finisce al centro dei lavori del Consiglio regionale del Lazio. Ieri in aula l’assessore al Bilancio Alessandra Sartore ha fatto il punto sulla procedura dopo l’annullamento del precedente avviso nel dicembre 2014.

IL PUNTO – La seconda edizione della gara, per un importo di 58,7 milioni di euro per 24 mesi di servizio, pur inalterata nell’impianto generale, ha subìto alcune modifiche dovute da un lato all’evoluzione dell’organizzazione del Sistema sanitario regionale, dall’altro al recepimento di modifiche della normativa e della prassi negli appalti pubblici. Inoltre, la scadenza dei contratti per il servizio Cup della Asl Rm/G e di Viterbo, intervenuta nel contempo, ha determinato l’inserimento nella nuova procedura di queste due altre aziende. Nonostante ciò, come ha spiegato l’assessore, i valori complessivi del fabbisogno stimato si presentano ridotti rispetto ai volumi attuali. Il bando in essere, con scadenza 21 settembre, ha dunque messo in agitazione i lavoratori del Centro per una prospettata riduzione del personale e limitate “corsie preferenziali” per il riassorbimento automatico del personale attualmente in servizio. Per questo motivo è stato proclamato uno sciopero per la giornata di lunedì prossimo.

LA GARA – el corso della sua relazione, Sartore ha però ribadito che «la Regione Lazio è impegnata ad individuare, assieme alle organizzazioni sindacali, una soluzione per tutelare i livelli occupazionali, raccogliendo gli appelli che in questi mesi sono arrivati da lavoratori, sindacati e forze di opposizione». In quest’ottica, già al termine della seduta di ieri del Consiglio è stato convocato un nuovo tavolo. 
Nessun passo indietro però sul bando.

«La gara, la prima svolta in Italia in condizioni di vigilanza collaborativa con l’Autorità nazionale Anticorruzione – ha spiegato Sartore – ci consente di superare la stagione delle proroghe, obiettivo questo assolutamente prioritario. In passato in ben 45 situazioni di ‘cambio appalti’ la Regione Lazio si è sempre impegnata a garantire i livelli occupazionali, per un totale di circa 2.500 lavoratori. Faremo di tutto – ha concluso – per raggiungere anche in questo caso il medesimo risultato utilizzando lo strumento del protocollo con le organizzazioni sindacali e datoriali. Siamo inoltre disponibili, e ci impegniamo per questo, ad attivare nuovi servizi innovativi per garantire il totale riassorbimento dei lavoratori eventualmente in esubero e la tutela dei soggetti svantaggiati. Pensiamo ad esempio alla teleassistenza, che risponderebbe a bisogni emergenti presso la popolazione più anziana».

LA CRITICA DELLE OPPOSIZIONI – Parole che tuttavia non sono state ritenute esaustive dai rappresentanti delle opposizioni in Consiglio che ripetutamente hanno richiesto al presidente dell’Assemblea la presenza in aula di Zingaretti. I capigruppo di minoranza hanno denunciato scarsa concertazione e trasparenza relativamente alle recenti decisioni assunte in materia di sanità, a prescindere dal commissariamento in atto.

Per Francesco Storace (La Destra) «la Giunta sta sottovalutando clamorosamente quello che accadrà da lunedì prossimo avallando una gara partorita in un clima di perdurante scarsa trasparenza dei comportamenti dei responsabili del procedimento».
 Per il Movimento 5 Stelle, è intervenuto, tra gli altri, il consigliere Davide Barillari: «La Regione Lazio, con i suoi dirigenti, ha garantito, senza gara, che per tredici anni l’affidamento alla cooperativa sociale Capodarco fosse prorogato senza domande, senza problemi e senza controlli. È così difficile ipotizzare che Capodarco sia diventata un assumificio e quindi un ricco bacino di voti? I lavoratori stessi ci hanno raccontato di casi di parentopoli. Ora siamo di fronte a un’altra crisi voluta e programmata, evitabilissima. E a pagarne le conseguenze saranno quegli stessi lavoratori che avevano creduto in un sogno sul quale hanno costruito tutta la loro vita e il futuro dei loro figli».

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