Tutti gli sforzi mirati a ridurre l’incidentalità sulle strade, in particolare gli interventi infrastrutturali e la messa in sicurezza delle strade, rischiano di essere vanificati dai comportamenti sbagliati degli utenti: oltre il 90% degli incidenti mortali è dovuto a condotte di guida inadeguate. Tra queste, il mancato rispetto dei limiti di velocità, delle distanze di sicurezza, l’effettuazione di manovre vietate e l’alterazione dello stato psico-fisico. Quest’ultimo aspetto costituisce un capitolo complesso e denso di casistiche che meritano dettagliate analisi del fenomeno sociale nella complicata e laboriosa interazione dinamica tra guidatore, veicolo e strada (o più genericamente dell’ambiente circostante).
Creare consapevolezza e conoscenza fornendo informazioni adeguate può essere di grande aiuto a ridurre i fattori di ignoranza che incidono sui comportamenti individuali che possono generare rischi per guidatori e passeggeri. Il ruolo dei media verso la pubblica opinione può aiutare a promuove la crescita della consapevolezza soprattutto su argomenti poco battuti o non ritenuti degni di rilevanza.
La responsabilità di un incidente stradale viene normalmente indagata nei resoconti degli incidenti stradali che descrivono compiutamente le circostanze e la percezione delle cause riportate oltre che gli effetti in termini di danni alle persone (ferimenti o decessi), e di danni a veicoli e cose. La conoscenza di circostanze ed effetti può indirizzare all’individuazione di un fattore di rischio piuttosto che un altro.
Uno dei ruoli del CEREMSS – Centro Regionale di Monitoraggio della Sicurezza Stradale del Lazio, è anche l’analisi dei dati d’incidentalità per individuare i tratti stradali su cui i diversi fattori di rischio incidono maggiormente, anche quelli dovuti al comportamento individuale e ai fattori territoriali che ne possono facilitarne la genesi. Una mappa del rischio dell’incidentalità su ciascuna strada in relazione ai diversi fattori prevalenti che possono generarlo può costituire un efficace strumento per indirizzare al meglio gli investimenti in termini di priorità e costi/benefici ma anche per incrementare la consapevolezza della responsabilità di chi guida e modificare e prevenire il comportamento a rischio, per quanto possibile, riconducendolo a quello virtuoso per il bene della collettività.
I recenti dati della Polizia Stradale indicano un trend negativo da gennaio ad oggi, che inverte la tendenza positiva che si era instaurata nell’ultimo decennio in materia: quest’estate gli incidenti su strade e autostrade in Italia sono aumentati (13.501 nel 2014, 14.120 nel 2015, +4,6%) con un aumento del 3,3% anche del numero di feriti: 10.456 contro 10.124. Il fatto che ciò sia avvenuto nonostante un decremento dei flussi di traffico alla luce dalla crisi economica che si sta vivendo, induce a guardare più approfonditamente ai fattori umani. Oltre all’imprudenza e alla velocità esistono i ‘colpi di sonno al volante’ che costituiscono un capitolo da approfondire, nell’ambito della categoria degli automobilisti distratti: causano oltre mille morti l’anno, quasi tre al giorno, e 120 mila feriti, con un costo sociale valutato in oltre 6 miliardi di euro. La sonnolenza alla guida, pur essendo all’origine di molti incidenti, è ancora sottostimata come fattore determinante di rischio. Le statistiche indicano genericamente come prima causa di incidente stradale la “distrazione”, che, tuttavia, è spesso proprio frutto della stanchezza e della sonnolenza del guidatore che quasi mai viene presa in esame di per sé come “causa”, messa in ombra da fattori più evidenti e misurabili (velocità eccessiva, situazione meteo, condizioni del veicolo etc.). Gli incidenti causati dal “colpo di sonno” in genere sono i più gravi, con un elevato rischio di mortalità dovuto alla totale inazione del guidatore, che addormentandosi non ha consapevolezza dell’imminente pericolo ed i dati attestano che circa il 22% degli incidenti stradali in Italia è causata da problemi di sonnolenza diurna alla guida, prevalentemente originati dall’ ’Osas’, la Sindrome delle Apnee Ostruttive in Sonno, eppure fino ad oggi non esistono norme preventive.
L’ordinamento italiano attualmente non contempla alcuna specifica azione per prevenire e accertare i colpi di sonno al volante, come invece avviene per l’alcool e le droghe, sebbene le loro conseguenze siano altrettanto pericolose. Ancora una volta l’adeguamento alle normative europee permetterà un’evoluzione nella prevenzione all’incidentalità sulle strade, infatti l’Unione Europea, con la Direttiva. 2014/85/UE, della Commissione del 10 luglio 2014 recante modifica della Direttiva 2006/126/CE del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la patente di guida, ha accertato il peso sanitario e anche sociale delle apnee notturne, come la principale causa dei colpi di sono al volante.
Gli Stati membri sono stati chiamati a varare una normativa entro il 31 dicembre 2015, in grado di obbligare i conducenti di autovetture, moto e camion a rispondere a specifiche domande sui disturbi del sonno. Chi deve conseguire o rinnovare la patente di guida ed è soggetto a patologie legate al sonno dal prossimo anno dovrà sottoporsi a visita. Il rischio di incidenti diventa da due a sei volte più alto per coloro che soffrono di OSAS. Molti conducenti soffrono di apnee non diagnosticate e non trattate: spesso sono di mezza età, sovrappeso e affetti da ipertensione e obesità. A fornire dati certi, basati su approfonditi studi tra la relazione dei disturbi del sonno e l’incidentalità è la Fondazione per la Ricerca e la Cura dei Disturbi del Sonno Onlus, da anni impegnata su questo fronte e nella divulgazione dei relativi pericoli. A causa delle apnee si è sottoposti a una grave frammentazione del sonno che diviene ‘non ristoratore’ e del tutto inefficace ai fini del vero riposo, con la conseguenza che di giorno si determina una severa difficoltà di concentrazione, con riduzione di attenzione e distrazione alla guida o, addirittura, di colpi di sonno al volante, brevi addormentamenti, di qualche istante, detti anche in termini tecnici microsleep o pericolosamente più lunghi. Le ultime statistiche Istat, relativamente al fenomeno, indicano 40 mila sinistri in Italia. L’Aci, tra l’altro, ha evidenziato come dormire meno di cinque ore per notte aumenta di 4,5 volte la probabilità di avere un incidente stradale e stare svegli per 24 ore induce errori alla guida simili a quelli commessi da chi ha livelli di alcool nel sangue uguali o superiori a 1,00 g/l.
La Direttiva UE prevede che dopo gli accertamenti medici si potrà guidare un veicolo dimostrando le terapie in corso, la validità della patente per i soggetti colpiti dalla patologia varierà tra 2 e 3 anni secondo la gravità dei disturbi. Non esiste, attualmente, un protocollo medico unico in Europa per la valutazione della malattia. Il Ministero della Salute è al lavoro con due commissioni tecniche di esperti, coinvolgendo anche il Ministero dei Trasporti, per inserire nel Codice della Strada le nuove procedure. Per prevenire l’incidentalità causata dai colpi di sonno occorrerebbe investire nei controlli pre-rilascio della licenza di guida ed aumentare i controlli su strada sui comportamenti di guida attraverso il servizio di Polizia stradale.
I pericoli connessi alla sonnolenza aumentano con l’aumentare delle ore trascorse al volante senza pausa; particolarmente a rischio gli autisti professionali e chi percorre lunghi tragitti in auto, soprattutto nelle prime ore del mattino o durante la notte. Per giocare d’anticipo contro il colpo di sonno, oltre ad identificare e curare le malattie che provocano sonnolenza, mettiamoci alla guida cercando di evitare la guida notturna, se possibile riposiamo adeguatamente prima di partire e non beviamo alcolici né assumiamo farmaci che possono indurre sonnolenza; infine fermiamoci subito se riconosciamo i primi segnali d’allarme del sonno.
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