I bambini sulle strade sono certamente gli utenti più sensibili, eppure l’attenzione su di loro da parte dei media si è posata solo negli ultimi anni. Dopo alcuni episodi di abbandono all’interno degli abitacoli delle auto e dopo alcuni incidenti stradali in cui i bambini sono stati coinvolti senza una adeguata messa in sicurezza interna alle vetture, qualcosa si sta muovendo nella consapevolezza e sulle azioni di sensibilizzazione.
Quest’anno l’ONU ha dedicato nel mese di maggio la Settimana Mondiale della Sicurezza stradale ai minori. Dalla ‘sette giorni’ organizzata per sensibilizzare i governi di tutto il mondo ad intervenire concretamente per contrastare questo drammatico fenomeno che provoca gravi perdite all’anno, emergono rilevanti dati e indicazioni utili per definire strategie idonee per affrontarlo e combatterlo: ogni giorno 500 ragazzi e ragazze che hanno meno di 17 anni perdono la vita, complessivamente oltre 182.000 vittime all’anno.
Anche in Italia la situazione presenta un quadro allarmante. I dati dell’Osservatorio Asaps, Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale, forniscono un quadro allarmante: il 2014 è stato un anno nero per i bambini fino ai 13 anni sulle strade con 65 morti, ben 13 in più rispetto all’anno precedente e 5 rispetto al 2012. Nel 2014 sono state 65 le piccole vittime sulle strade, 36 femmine e 29 maschi, 13 in più rispetto al 2013, in cui ne sono stati registrati 52, con un incremento, quindi, di circa il 25% rispetto all’anno precedente. I bimbi feriti gravi nel complesso sono stati 1.256. In questi incidenti i bimbi deceduti di origine straniera sono stati 26, pari al 40% delle piccole vittime, 36 erano femmine e 29 i maschi. Delle 65 giovanissime vittime 33, pari al 51%, erano trasportate a bordo dei veicoli ma non si sa quante fra esse fossero regolarmente allacciate con le cinture di sicurezza, tuttavia si può ritenere che una percentuale significativa non fosse trasportata a norma, soprattutto nei casi di espulsione dall’abitacolo del mezzo dopo lo schianto. Tre bambini erano trasportati su una moto, 4 sono stati travolti con la loro bicicletta, mentre 25 erano a piedi per strada (nel 2013 le piccole vittime travolte per strada erano state 18). Sono 506 gli incidenti avvenuti nei centri urbani, (51%) nei quali hanno perso la vita 26 bambini (40% dei bimbi deceduti) e 553 sono rimasti feriti (44% dei bimbi feriti). Una elevata percentuale di incidenti è avvenuta sulle strade statali e provinciali: 343 (34,4%), tra questi sulle extraurbane sono 32 le vittime e 493 sono i feriti. Solo 56 gli episodi sulla rete autostradale che hanno causato però 7 decessi, pari all’11% dei decessi totali di giovani vittime, mentre 85 bambini hanno dovuto ricorrere alle cure dei sanitari (7% dei bimbi feriti). Fra le più giovani vittime della strada il maggior numero si conta fra i piccolissimi. Infatti nella fascia d’età cha va da 0 a 5 anni l’Osservatorio ha registrato 32 decessi (49%), 18 (28%) nella fascia che va da 6 a 10 anni, 15 in quella da 11 a 13 anni (23%). In 28 incidenti il conducente del veicolo coinvolto è risultato ubriaco o drogato. Sono stati invece 53 gli incidenti causati da pirati della strada (41 nel 2013). La localizzazione degli incidenti che coinvolgono i minori è abbastanza costante, 78 incidenti sono avvenuti in prossimità delle scuole e 15 hanno coinvolto direttamente degli scuolabus.
Il Lazio con la sua densità abitativa si attesta tra le prime cinque regioni italiane che detengono il record di incidentalità minorile. Il CEREMSS Centro di Monitoraggio Stradale sta osservando da vicino il fenomeno al fine di aumentarne la conoscenza e la verifica dei risultati delle politiche adottate per combatterlo sia a livello nazionale che internazionale. Con una particolare attenzione alle strade della Rete Viaria Regionale, ASTRAL, che ne cura la gestione per conto della Regione Lazio, sta studiando azioni mirate alla prevenzione sia attraverso programmi di messa in sicurezza dei tratti di strade più a rischio, sia attraverso il CEREMSS, promuovendo attivamente una cultura all’educazione stradale e monitorando azioni di formazione ed informazione volte ad rendere più consapevoli tutti della corretta valutazione del rischio e dei corretti comportamenti di guida e su strada.
Le regioni che segnano il più elevato numero di incidenti con bambini sono la Lombardia con 229, segue l’Emilia Romagna con 103 e il Veneto con 97, il Lazio con 75 e 73 in Toscana. Il più alto numero di vittime lo fa segnare però l’Emilia Romagna che nel 2014 ha fatto registrare il tragico primato di 12 piccole vittime, seguono la Lombardia con 8, la Campania con 7, il Veneto, il Lazio e la Sicilia con 5, la Toscana con 4.
Questi numeri sono abbastanza in linea con quelli registrati in altri Paesi occidentali, a testimonianza del fatto che la mortalità dei minori sulle strade non è tanto o solo un problema italiano, ma un fenomeno ancora troppo frequente ovunque. Nella maggioranza dei casi la dinamica dell’incidentalità sulle strade per i minori è quella di pedoni investiti. I bambini investiti, non protetti negli abitacoli, i bambini dimenticati sotto al sole cocente dei parcheggi, sono gli stessi bambini su cui gli italiani puntano per un futuro migliore della prevenzione degli incidenti stradali.
A livello di Unione Europea si osserva che questo tipo di utenza debole non beneficia dello stesso livello di sicurezza nei diversi i paesi membri. Ad esempio, i bambini in Grecia hanno una probabilità 15 volte superiore di morire a bordo di un’auto rispetto alla Svizzera. Negli ultimi dieci anni, la Slovenia ha implementato diversi progetti di educazione mirati alla sicurezza dei bambini in auto (ad esempio, la campagna Armadillo) che hanno coinvolto genitori e bambini di scuole ed asili. Si è passati, così, dal 58% di utilizzo dei sistemi di ritenuta per bambini nel 2005 al 94% nel 2011. La direttiva europea 2003/20/EC richiede che tutti i bambini di altezza inferiore ai 150 cm debbano utilizzare un sistema di ritenuta conforme allo standard UNECE44.03, tuttavia, il corretto utilizzo di idonei sistemi di ritenuta varia molto, a partire dalla corretta installazione dei seggiolini. Proprio per questo motivo, in Irlanda, l’Autorità per la Sicurezza Stradale, nell’ambito della campagna “Child safety in cars campaign” negli ultimi cinque anni ha controllato oltre 5.000 seggiolini: l’esito del rilevamento ha evidenziato tre seggiolini su quattro montati in maniera non corretta.
Da un recente sondaggio, promosso dal Centro Studi e Documentazione di Direct Line e condotto nel mese di giugno scorso sui temi relativi alla sicurezza stradale e all’importanza di trasmettere il senso civico ai bambini, automobilisti di domani, è emerso che il 53% del campione intervistato ritiene fondamentale trasmettere il senso civico della convivenza sulla strada. Per quanto riguarda l’informazione, il 21% degli intervistati si dichiara sempre informato sulle novità relative a normative e regole della strada e un altro 21% è certo di ricordare tutto quello che ha studiato durante la scuola guida: quindi quasi tutti, il 95% della popolazione, si sente abbastanza preparato sul codice stradale da poter trasmettere a un bambino le principali regole della strada. Vi è una piccola minoranza pari al 3% che crede sarebbe utile che fossero organizzati periodicamente dei corsi di aggiornamento e solo un 2% che non teme di dire che ha dimenticato la maggior parte delle nozioni teoriche dopo il conseguimento della patente. Conoscere adeguatamente il codice della strada non è tuttavia sufficiente se poi non lo si mette in pratica, soprattutto in presenza di un bambino: infatti dare il buon esempio sul corretto utilizzo della strada quando si è in giro con un bambino è considerato quasi unanimemente importante per il 97% degli intervistati. Il 62% si spinge a spiegare le nozioni principali di sicurezza (come attraversare la strada, rispettare i semafori, etc.) e un 24% dichiara di comportarsi in modo esemplare alla guida. Solo l’1% ammette di essere troppo impulsivo e di compiere spesso delle infrazioni; si registra anche un ulteriore 1% che, senza pudore, dichiara di non credere che ciò che fa in auto o per strada influenzi il comportamento del bambino che è con sé. Passando ad analizzare quale sia il mezzo di trasporto più sicuro per gli italiani quando si è in giro con un bambino, l’auto rimane per il 54% il mezzo di trasporto più sicuro. Andare a piedi e usare i mezzi pubblici, invece, registrano rispettivamente le preferenze del 23% e del 21% degli italiani in tema di sicurezza per i più piccoli. Fanalino di coda le due ruote: il 2% ritiene più sicura la moto come mezzo di trasporto quando si è in giro con un bambino, e solo l’1% la bicicletta.
Ad indicare dati consistenti su questa fetta di utenti deboli della strada è anche il rapporto Oms-Unicef che ci dice anche che fra le cinque principali cause di morte e di inabilità per giovani dai 10 ai 19 anni, la prima è rappresentata dagli incidenti stradali, e indica gli interventi di prevenzione efficaci quali: l’uso delle cinture di sicurezza e dei caschi di protezione, l’attraversamento sulle strisce pedonali, l’obbligo dei fari accesi per le auto anche durante il giorno, il rispetto dei limiti di velocità, il divieto di guida dopo l’assunzione di alcol e l’introduzione di patenti a punti che limitino i privilegi per i nuovi guidatori. Si potrebbe a ragione aggiungere: il divieto di usare il cellulare durante la guida.
#SaveKidsLives è la campagna mondiale ed ufficiale coordinata dal gruppo di collaborazione delle Nazioni Unite Global Road Safety. E ‘stata lanciata in occasione della terza Settimana delle Nazioni Unite sulla Sicurezza Stradale, con lo scopo di chiedere ai governi di tutto il mondo di impegnarsi per intervenire in occasione della Conferenza mondiale sulla Sicurezza Stradale in programma a Brasilia (17-19 Novembre 2015). La campagna chiede un intervento urgente per salvare vite umane sulle strade di tutto il mondo. L’appello dell’infanzia rivolto ai governanti della sicurezza stradale è consultabile sul sito: www.savekidslives2015.org.
Redazionale a Pagamento