Si è svolto questa mattina l’incontro tra i sindacati e il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, sulla situazione di crisi dell’ospedale Israelitico. Secondo quanto si apprende, il Prefetto avrebbe assicurato ai lavoratori la riapertura del nosocomio che a suo tempo è stato investito da problemi giudiziari relativi a cartelle cliniche falsificate, cui avevano fatto seguito ordinanze di custodia ai domiciliari per 7 persone tra cui l’ex dg Antonio Mastrapasqua, già presidente dell’Inps.
NOVITÁ – Gabrielli ha ricevuto una delegazione dei lavoratori in presidio, assicurando loro la riapertura dell’ospedale e la nuova nomina di un commissario, contenuta nel decreto prefettizio già completato e che sarà reso noto al massimo domani. A breve dovrebbe dunque essere ufficializzato il nome della persona che insieme ad Alfonso Celotto, commissario nominato dalla Comunità ebraica, dovrà salvare la struttura lavorando alla riattivazione della convenzione con la Regione Lazio temporaneamente sospesa.
L’ANTEFATTO – La vicenda risale al 20 ottobre scorso quando le indagini e le perquisizioni avrebbero confermato il fatto che l’ospedale Israelitico aveva prodotto false attestazioni per gonfiare le richieste di rimborso alla Regione Lazio. Per i pm gli indagati avrebbero alterato la tipologia di interventi eseguiti, specie per biopsie prostatiche e tiroidee e correzione dell’alluce valgo, per ottenere rimborsi maggiorati. E ancora: la modifica dello stato dei luoghi, della destinazione d’uso dei locali ospedalieri e delle attività sanitarie per mascherare lo svolgimento di attività irregolari e l’erogazione parziale, in carenza di autorizzazione, dei servizi di assistenza domiciliare. Il gruppo poteva contare anche su un informatore che preannunciava l’arrivo nell’ospedale degli ispettori dell’Asl. Le ispezioni avevano il fine di verificare il rispetto dei contenuti delle autorizzazioni rilasciate, ma a fronte di irregolarità che sarebbero state evidenziate, è detto nell’ordinanza di custodia cautelare «venivano attuate modifiche di attrezzature, variazioni di impiego del personale ed anche lo spostamento di pazienti. Il tutto per dimostrare la rispondenza delle apparenze strutturali ed operative del presidio ospedaliero». L’operazione dello scorso ottobre era stata anche la conseguenza di una serie di ispezioni disposte dalla Regione Lazio e dagli uffici delle Asl Rm A e D già nel 2014 dalle quali si erano scoperte “incongruità” per 17 milioni di euro. Da quel momento la Regione aveva bloccato i decreti che consentivano la liquidazione delle prestazioni.
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