E alla fine l’opposizione capitanata da Francesco Storace blocca la maggioranza regionale per la seconda volta consecutiva sul campo della legge di accorpamento delle Asl. Una buona ipotesi di lavoro anche ambiziosa e necessaria nata a luglio su input del Presidente Zingaretti, ma partorita dagli uffici con evidenti punti deboli. Questa mattina infatti la Commissione Politiche sociali e salute, riunita per dare il via libera alla proposta di votare il testo unificato delle tre proposte presentate sullo stesso tema anche dalle opposizioni è stata aggiornata a venerdì alle 10.
L’opposizione ha sollevato alcune critiche fondate: mancanza di una relazione che spiegasse i motivi degli accorpamenti delle Asl, mancanza della data di discussione della legge che ridurrà il numero le Azienda Asl fino a 6, tenendo conto degli ambiti territoriali di Roma capitale, della Città metropolitana e delle province, così come concordato nella precedente riunione della scorsa settimana. Insomma la maggioranza si è presentata con un testo “copia e incolla” senza documenti di accompagno.
E così i lavori si sono chiusi con un ennesimo rinvio. Era già accaduto la scorsa settimana. Allora si chiuse la riunione sul fragile patto di ripresentare oggi un testo unificato tale da poter essere votato da tutti. Quello presentato, come era prevedibile, non ha retto alla prova del voto: rimandato perché troppo generico. Era immaginabile un gioco al rinvio da parte delle opposizioni, ma la manovra si sarebbe potuta respingere solo ci fosse stata maggiore accortezza da parte della maggioranza. Alla fine il consigliere del Pd, Marco Vincenzi, non ha potuto fare altro che proporre di aggiornare la commissione a venerdì “con la riproposizione del testo unificato, con una relazione e con il calendario dei lavori”.
All’inizio di questo percorso, la scorsa estate, il presidente Zingaretti disse che su questa riforma del sistema sanitario regionale non voleva procedere per strappi, ma aprire un confronto con il Consiglio anche se non obbligato in quanto Commissario ad acta. E questo è accaduto, però è ora lecito immaginare che non si uscirà da questa situazione di stallo se non con una prova di forza, appunto lo strappo che si voleva evitare. D’altra parte venerdì, cioè tra pochi giorni, si dovrà mettere nero su bianco come sarà e che risparmi sono attesi dalla nascita della più grande Asl del Lazio e d’Italia che verrà alla luce con la fusione delle Asl B e C, la cui attuazione inizierà il prossimo 1 gennaio. Una mega Azienda da oltre 2 miliardi di fatturato, e un milione e 300mila cittadini, tutti quelli che abitano nel quadrante che va dalla Tiburtina alla Cristoforo Colombo. Si sa già che anche chi andrà a dirigerla, la dottoressa Flori Degrassi, attuale direttrice della Direzione regionale salute e integrazione sociosanitaria. Resta invece poco definito l’obiettivo di sistema che si vuole raggiungere e soprattutto come procedere nell’accorpamento delle Asl della provincia e della D. Tutto ciò in realtà era evitabile se solo si fosse ascoltato, come accadeva un tempo, la base larga del Pd e non solo un cerchio ristretto di dirigenti, e chi segnalava la complessità del problema e la necessita di approfondimenti: e invece la sindrome dei compartimenti stagni ha colpito ancora.
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