Cooperative, per i 2000 di Capodarco i sindacati si appellano alla Regione

Dopo l'interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Roma. Conclusi gli appalti, si teme per i posti di lavoro

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Cgil, Cisl e Uil intervengono sulla situazione della cooperativa sociale di Capodarco e chiedono l’intervento urgente della Regione Lazio che a tutt’oggi non li ha ancora convocati «per individuare tutti i percorsi possibili a tutela dei circa 2.000 lavoratori e delle loro retribuzioni impiegati nella Capodarco e in quelle coop ad essa collegate.» Come già segnalato anche da Cinquequotidiano la situazione di crisi è iniziata il primo dicembre scorso a seguito della interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Roma, che impedendo la prosecuzione  degli appalti rischiava di avere conseguenze pesantissime a partire dal 1 gennaio prossimo per molti lavoratori impiegati nei servizi CUP di alcune Asl del Lazio.

NESSUNA NOVITA’ DALLA REGIONE – Va detto anche che l’interdittiva era motivata da un presunto coinvolgimento, anche se marginale, nella vicenda di Mafia capitale soprattutto in relazione ai rapporti con le coop di Salvatore Buzzi. Resta il fatto che il 31 dicembre scadranno gli appalti per la gestione del servizio Cup delle Asl di Latina e della RmE e del complesso ospedaliero Ifo. Attualmente la Regione, salvo l’intervento nella ASL di Latina, non ha dato alcuna indicazione sulle modalità di prosecuzione dei servizi, con il rischio di creare notevoli disagi per i cittadini che ricadono nelle Asl indicate, le quali in mancanza di direttive regionali  stanno procedendo autonomamente, adottando provvedimenti diversi fra loro.

IL CASO DI LATINA – L’esempio citato dai tre sindacati è quello della Asl di Latina la quale aveva pubblicato una procedura ristretta ad inviti che doveva concludersi il 29 dicembre. Procedura rientrata per l’intervento della Regione che ha bloccato il tutto in attesa della gara unica regionale. La Asl RmE sta invece chiedendo di anticipare il passaggio di circa 230 lavoratori alla società che dovrà subentrare nel servizio, ma la RmE non ha ancora fornito il piano completo dei servizi e il totale delle ore in carico alla nuova società.  Una situazione che potrebbe comportare un taglio delle ore per tutti questi lavoratori dal 20 al 30% creando un vero dramma sociale per stipendi medi  di 900 euro mese a tempo pieno. «Una situazione estremamente confusa – denunciano i sindacati in una nota congiunta-  che non può garantire omogeneità sul territorio e sta determinando un effetto “spezzatino”, difficilmente gestibile e poco utile a cittadini e lavoratori.»

CONTRADDIZIONI DA SANARE – Inoltre questa situazione sarebbe in contraddizione con l’impegno sottoscritto lo scorso novembre dalla Regione con le Organizzazioni Sindacali che prevede la salvaguardia dei livelli occupazionali di tutto il personale attualmente impiegato nei servizi CUP.  Per questo Cgil, Cisl e Uil sollecitano un  incontro con i vertici della Regione  invitandoli ad attivare un tavolo di confronto come Cabina di Regia per il superamento di questa crisi. Tanto più che sono già stati nominati i Commissari degli Appalti presso la Cooperativa Capodarco. In assenza di un intervento dalla Cristoforo Colombo, saranno attivate tutte le forme di lotta  a partire dalla Asl Rm.

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