Mauro Buschini, 38 anni, ha da poco ricevuto da Nicola Zingaretti le deleghe per l’Ambiente che prima facevano capo all’assessore Civita. Appena insediato si è trovato sul tavolo il problema della terza linea di termovalorizzazione voluta dal Governo e altri problemi, fra i quali non ultimo, quello del futuro di Lazioambiente. Di questo ed altro abbiamo parlato con lui.
D: Assessore, c’è chi ritiene che la scelta della Regione di limitare gli impianti di termovalorizzazzione alle 5 linee esistenti di Colleferro e San Vittore senza prevederne un terzo come indicava il Governo, sia frutto di una decisione più politico/ideologica e meno coerente con il piano industriale per i rifiuti. Come motiva questa decisione?
R: Guardi che non c’è nessun punto ideologico, ma una linea amministrativa e di governo che mira nel tempo ad una situazione di rifiuti zero. Alla base c’è un lavoro che abbiamo iniziato da tempo e che sta dando i suoi frutti.Tanto che dal 2010 la raccolta differenziata è aumentata sino a raddoppiarsi con il 32,7% a livello regionale dal 16,3% che eravamo. Nei primi due anni per raggiungere questo risultato la Regione ha investito 157 milioni e per il biennio 2015/16 noi ne investiamo altri 104. L’aumento della differenziata produce una rivoluzione sul sistema di smaltimento, non solo, ma decresce anche la produzione dei rifiuti in parte dovuta anche, e lo ammetto, alla crisi dei consumi. Quindi la quantità complessiva dl rifiuto prodotto si è ridotta, tanto che oggi nel Lazio siamo a tre milioni di tonnellate/anno e a fine 2016 registreremo una ulteriore riduzione. Questo significa che si riduce il rifiuto trattato (Tmb) sia per i bruciatori che per le discariche. Quindi gli impianti esistenti sono sufficienti a chiudere il ciclo immaginando a medio termine, che crescendo la differenziata si possa progressivamente fare a meno dei bruciatori.
D: Ma in Italia le regioni più virtuose nella differenziata utilizzano sempre i termovalorizzatori.
R: Non dico che non si useranno più, ma ne avremo sempre meno bisogno anche se manterremo quello di San Vittore (Acea) e le due linee di Colleferro.
D: Quello di Colleferro risulta peraltro piuttosto datato.
R: Infatti per quelle due linee prevediamo una fase di “revamping” che vuol dire innanzitutto ammodernamento e sicurezza ambientale.
D: Eppure gli amministratori locali protestano e vogliano la chiusura dell’impianto di Colleferro.
R: I rifiuti ci sono, quindi non si può immaginare che improvvisamente scompaia l’esigenza di bruciarli del tutto, possiamo via via decidere di puntare alla progressiva riduzione ma non è che questa operazione si fa con la bacchetta magica, anche perché i due impianti sono oggi autorizzati allo smaltimento di quasi 600mila tonnellate l’anno.
D: Allora perché Roma vuole mandare migliaia di tonnellate a smaltire, sia pure a prezzi convenienti, in Germania?
R: Ama chiede di esportare fino 160mila tonnellate l’anno, ma lo fa per avere una valvola di sfogo nel caso di qualsivoglia emergenza derivante anche da eventuali guasti a un impianto di trattamento oppure per la necessità di modernizzare degli impianti di Salaria e Rocca Cencia rendendoli inutilizzabili per un certo periodo.
D: Va bene, ma la Regione si oppone temendo le multe della Unione Europea che non consente il trasloco dei rifiuti che devono rimanere entro il perimetro regionale.
R: E’ vero se si tratta di trasporti ordinari, in ogni caso ci siamo resi disponibili ad un tavolo con il Ministero dell’Ambiente per trovare una soluzione che eviti salatissime ammende, tuttavia a medio termine non ravvisiamo emergenze che inducano a questa soluzione.
D: Quindi l’impianto di gassificazione di Malagrotta di Cerroni rimarrà inutilizzato?
R: La nostra programmazione al 2026 non ne prevede l’utilizzo perché noi partiamo da un massimo di 626 mila tonnellate da smaltire negli impianti, ma se decidessimo per un terzo impianto avremmo bisogno di 3/4 anni per la messa in esercizio. Inoltre per quello di Malagrotta è stata chiesta una variante sostanziale per cui non può essere immediatamente operativo. Ma fra quattro anni sarà anche aumentata la differenziata rendendo inutile il terzo impianto.
D: Ama comunque promette che entro 3 anni realizzerà il suo eco-distretto ma emerge l’esigenza di una discarica di servizio, cosa vuol dire?
R: Ogni processo di lavorazione ha sempre bisogno di un passaggio che non definirei discarica, con tutto il peso negativo di questo termine. La discarica tradizionale non esiste più nel Lazio perché dal 2014 non interriamo una sola tonnellata di rifiuti che non sia trattata, igienizzata e soprattutto senza frazione umida. Per cui non si può parlare di discarica ma di impianti di smaltimento per un milione di tonnellate.
D: Allora perché il Governo ha posto l’obiettivo al Lazio di un terzo impianto di incenerimento?
R: Perché il Governo si è basato su dati superati, mentre quelli aggiornati li invieremo a valutazione ambientale e poi in Consiglio alla Pisana per sottoporla successivamente al Governo entro giugno.
D: Una svolta green a tutto campo?
R: Certamente, con milioni di investimenti, come già detto.
D: Nel Lazio però ci sono ancora numerose discariche di materiale trattato.
R: Queste devono tutte riconvertirsi in impianti di smaltimento anche se oggi non si sversa più il tal quale consentendoci di evitare le sanzioni europee.
D: Quale sarà allora la sorte di queste sette discariche?
R: Lo stabiliremo insieme alla Provincie del Lazio.
D: Chiarito il tema dei rifiuti mi risulta che lei abbia altre deleghe per quanto riguarda l’ambiente.
R: Le mie competenze si estendono anche ai parchi. Qui il primo obiettivo che mi ha posto Zingaretti è quello di approvare i piani di assetto alcuni ormai fermi da 15 anni. Il che vuol dire pianificare gli investimenti e gli interventi considerando i parchi stessi come elemento di sviluppo. Infatti questi non possono più solo essere ‘protetti’, ma devono dare un impulso al turismo e all’agricoltura. Personalmente sto girando tutti i parchi del Lazio che, a partire da quelli di Roma, riservano sorprese di una ricchezza straordinaria poco conosciuta dalla maggioranza dei nostri concittadini. Bellezze e luoghi straordinari che vanno assolutamente valorizzati con la possibilità di sviluppo economico. Per questo io porterò in Consiglio alcune riforme anche sulla governance dei parchi che verrà ridotta. Sulle SIC, che non sono parchi ma aree di conservazione, ho introdotto una norma unica in Italia che rende fruibili queste aree anche alle attività di aziende agricole, fermi restando i vincoli di conservazione.
D: Un esempio fra tutti per la provincia di Roma?
R: La nostra delibera sulla Selva di Paliano concordata con sindaci e parti sociali per promuovere e valorizza la Selva attraverso la progettazione e la realizzazione di interventi di ripristino e valorizzazione delle strutture e delle aree degradate. Senza dimenticare che Domenica 8 maggio alle ore 17 presso questo monumento naturale avverrà l’apertura della Porta Santa in onore del Giubileo dell’Ambiente con la partecipazione del vescovo di Palestrina.
D: Infine una domanda scottante, quale sarà la sorte di Lazioambiente?
R: Martedì ho un incontro con i sindaci e le parti sociali per fare il punto della situazione dell’azienda che vive momenti duri. Il tentativo di trovare una soluzione condivisa per quella azienda di 400 dipendenti deve tener conto che di sicuro la Regione deve uscire dalla compagine societaria di Lazioambiente che va trasformata. Abbiamo fiducia nel metodo della concertazione.
Giuliano Longo