Metro C, lunedì sciopero dei sindacati

Si fermano tutti i cantieri. Cgil-Cisl-Uil: «Nessun dialogo con l'Amministrazione capitolina»

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Nonostante lo sblocco dei fondi per i lavori annunciato dal ministro Lupi i sindacati territoriali Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil, riunitisi ieri in assemblea, non ci stanno e proclamano lo stato di agitazione lunedì 28 ottobre. Si fermeranno i cantieri.  La mancata corresponsione delle retribuzioni dei lavoratori, ferme al mese di agosto, e la minaccia del consorzio Metro C, comunicata con lettera aperta datata 22 ottobre, del fermo permanente di tutte le attività a causa dei mancati pagamenti previsti dall”accordo attuativo dello scorso 9 settembre, le cause all’origine della protesta.

«Apprendiamo dalla stampa di questa mattina che il ministro Lupi avrebbe sbloccato le risorse utili al proseguimento dei lavori per la realizzazione della linea di trasporto metropolitano C – si legge in una nota. Ci auguriamo si tratti di fatti certi e non di semplici voci di corridoio. In ogni caso siamo in presenza dell’ennesimo episodio di mancanza di interlocuzione con l’Amministrazione capitolina in carica», dichiarano i segretari generali Anna Pallotta della Feneal Uil, Andrea Cuccello della Filca Cisl e Mario Guerci della Fillea Cgil. I lavoratori sono stanchi, esausti, ed il settore edile, che ha perso 15mila posti di lavoro solo negli ultimi due anni, è stremato. Non permetteremo che anche un solo altro lavoratore perda il posto. La nostra protesta non si fermerà fino a quando non vedremo una ripresa effettiva delle lavorazioni, oggi ferme al 40%, nei cantieri della linea metropolitana C, e fino a che non saranno saldate le retribuzioni dovute- aggiungono le tre segreterie- Abbiamo proclamato lo stato di agitazione, lunedì si fermeranno i cantieri. Se non sarà sufficiente, martedì ci riuniremo in presidio davanti al Campidoglio. Adesso basta. Chiediamo al sindaco Marino di convocarci immediatamente, per fare chiarezza sullo stato dell”arte ed il destino dell”opera metro C, che tiene da troppo tempo in ostaggio lavoratori e cittadinanza».

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