Doveva proprio toccare al sindaco di sinistra il primo sciopero generale dei dipendenti comunali di domani dopo decenni. Un brutto biglietto da visita per questa Amministrazione ma anche un segno che i tempi sono cambiati per tutti. La spending review azzanna dappertutto, figuriamoci se prima o poi non avrebbe aggredito il monte salario dei dipendenti capitolini. Solo che qui la questione è più complessa e sul cosiddetto salario accessorio si trascina almeno dal 2006 perché le amministrazioni che si sono succedute hanno inventato le forme più fantasiose per arrotondare lo stipendio dei 24.000 comunale che spesso non supera i 1200 euro. Secondo i sindacati questa integrazione «è servita per pagare prestazioni e flessibilità del personale, peraltro in regime di blocco contrattuale da 5 anni». In sostanza il salario accessorio ha consentito di «mantenere inalterato il livello dei servizi pubblici nonostante la cronica disorganizzazione dell’Amministrazione e l’aumento di complessità dei bisogni dei milioni di persone che ogni giorno vivono, lavorano, studiano o visitano la città».
TRA PRODUTTIVITÀ E NUMERO DEI DIPENDENTI – Insomma, ma è tutto da dimostrare, la produttività dei lavoratori è aumentata ma il personale è diminuito di circa 10.000 unità negli ultimi 8 anni, mentre i servizi hanno subito un incremento del 30-40% in più nello stesso periodo. La questione è vecchia ed incancrenita per cui l’intervento degli ispettori del Ministero dell’economia, chiesto proprio dal sindaco, rappresenta solo la certificazione di una realtà anomala e nota a tutti. Ma i sindacati fanno due righe di conto e calcolano che i comunales rischiano di perdere un terzo della retribuzione: ad esempio 380 euro medi per i vigili, 418 per gli educatori degli asili e addirittura 438 per un amministrativo dell’anagrafe. Quanto basta a togliere il sonno a 24.000 famiglie. E il Comune che fa? Secondo Cgil, Cisl e Uil prevede la riduzione del salario mensile dei lavoratori, con l’abrogazione del sistema delle indennità, a far data dal mese di agosto mentre bloccando il pagamento di una indennità che veniva retribuita a conguaglio dell’anno precedente. A questo punto i sindacati chiedono una «ridefinizione della situazione organizzativa del Comune, in particolare nei servizi della sicurezza, delle scuole e dei servizi alla persona nei municipi» mentre il Campidoglio avrebbe presentato «soluzioni solo apparenti». In questo modo si lascerebbe “gonfiare” le assunzioni delle collegate e delle municipalizzate «i cui disavanzi ricadono tutti sul bilancio di Roma capitale, a costi assolutamente fuori controllo e ad appannaggio di logiche politiche di spartizione. Non certo sulla base delle competenze e delle professionalità necessarie alla città». Che non è proprio la guerra dei poveri perché i dipendenti delle municipalizzate hanno altri contratti e guadagnano mediamente molto di più.
IL PARERE DEL VICESINDACO NIERI – Una differente campana l’ha suonata proprio ieri il vicesindaco Luigi Nieri che stigmatizza lo sciopero che recherà inevitabili disagi ai cittadini e afferma che l’Amministrazione «non si è mai alzata dal tavolo delle trattative» mentre i sindacati chiedono di riaprirle il 10 giugno, ovvero dopo lo sciopero. Così Nieri fa il duro e non ci sta perché la proposta della Giunta migliora di molto «una macchina che fino a oggi è stata bloccata». Tanto più che i fondi in bilancio per il salario accessorio la Giunta Marino li ha messi e sono gli stessi del 2013. pari a 72 milioni. Ma d’altra parte la relazione del Mef e lì e pesa come un macigno e il Comune «non può fare finta di niente». Se il salario non si tocca la partita si giocherebbe allora sulla mitica riorganizzazione della scassata macchina capitolina. Efficienza, merito, produttività per ridurre gli sprechi, in ogni caso il Sindaco chirurgo dovrà pur affondare il bisturi da qualche parte anche sulle municipalizzate, altrimenti il prossimo anno il bilancio potrebbe andare in rosso di oltre un miliardo e la leva fiscale non si può tirare all’infinito. Questa la realtà nuda e cruda, ma la questione che i sindacati pongono è anche politica e sta tutta nei rapporti con questa Giunta decisionista erede di un passato pesantissimo disposta sì a trattare, ma non a concertare le soluzioni. In fondo l’ha detto anche Matteo Renzi che la concertazione con i sindacati è al capolinea. E allora beccatevi lo sciopero.
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