E’ fallito ieri l’incontro con i sindacati convocato dal Ministero dello Sviluppo Economico per evitare i 3000 licenziamenti avviati dal Almaviva Contact.
Le segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil chiedevano al Governo di intervenire sui problemi del settore, caratterizzato da una concorrenza selvaggia, dalla mancata applicazione delle leggi sulla de-localizzazione all’estero e dal mancato rispetto delle clausole sociali, previste dalla normativa proprio dai grandi committenti pubblici a causa di tariffe trascinate al ribasso. La direzione di Almaviva ha accettato il percorso proposto dal Governo solo a condizione di certificare gli esuberi individuati dall’azienda e con un contratto di solidarietà al 45% per le sedi di Roma e Palermo, al 35% per la sede di Napoli e con percentuali minime per le altre sedi.
Secondo i sindacati tale proposta condannerebbe i 4600 lavoratori di Roma e Palermo, oltre a parte dei lavoratori di Napoli, alla metà del salario con un impiego part time di 4 ore e circa 8000 euro annui con la perdita del ”bonus Renzi” di 80 euro. Inoltre questa soluzione costringerebbe i lavoratori a restituire quanto già percepito nei primi mesi di quest’anno. In queste condizioni la maggioranza dei lavoratori scivolerebbe nella fascia di povertà. Le parti hanno fissato due incontri per il 26 e 29 aprile, ma nel caso non venisse raggiunta un’intesa sarà necessaria ancora la convocazione al Ministero altrimenti scatteranno i licenziamenti cui potrebbero aggiungersi i 500 del Gruppo Gepin, determinati dalla gara indetta da Poste Italiane e pre-assegnata per un importo che non permette di retribuire il costo del lavoro.
E’ ormai evidente che la de-localizzazione dei servizi di call service in Paesi con costi del lavoro estremamente competitivi sta portando al disastro i servizi ancora localizzati in Italia.