Roma, imprenditrice nasconde al fisco 1243 immobili

    Sarebbe la figlia del costruttore Renato Armellini

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    Risiede di fatto in un lussuoso appartamento (attico e superattico) nella centralissima Roma medievale che non è classificato come civile abitazione. La mappa dei luoghi utilizzati da una imprenditrice romana (che secondo l’agenzia Dire sarebbe la figlia di Renato Armellini) per nascondersi al fisco appare variegata e comprende: Principato di Monaco, Lussemburgo, Svizzera, Nuova Zelanda, Jersey e Bahamas. Alla stessa imprenditrice, a oggi, sono di fatto riconducibili, ancorchè siano stati intestati (sino ad alcune settimane fa) a vari soggetti giuridici di diritto estero, ben 1.243 unità immobiliari, costituite da tre alberghi e appartamenti e relative pertinenze, la quasi totalità ubicati nella Capitale.

    Le indagini, dirette dalla procura della Repubblica di Roma e svolte dai finanzieri del comando provinciale di Roma, hanno permesso di rilevare come sia sempre stata ”l’amministratore di fatto” di un’articolata struttura societaria – formalmente riferibile a proprie persone di fiducia (cosiddette ”teste di legno”) ovvero a una società fiduciaria ubicata in Lussemburgo – ideata negli Anni 90 al fine di schermare l’effettiva disponibilità di ingenti capitali detenuti all’estero, anche in Paesi cosidetti a fiscalità privilegiata.

    A tal fine, aveva spostato, solo formalmente, la propria residenza nel Principato di Monaco nel 1999, risultando cittadina monegasca sino al giugno 2010. Le attività investigative, l’operazione è stata denominata ”All blacks”, sviluppatesi anche tramite numerose perquisizioni presso le abitazioni di 8 persone fisiche indagate, 5 sedi societarie e 3 studi commercialistici (dando corso, tra l’altro, all’apertura di cassette di sicurezza presso banche e all’audizione di numerosi soggetti ritenuti di interesse ai fini delle indagini), hanno preso in esame le annualità dal 2003 a2012. E’  stata dimostrata l’effettiva e costante residenza nella Capitale dell’imprenditrice – che è risultata aver dimorato, dapprima, senza dichiararlo, in un’ampia villa all’Eur e, successivamente, in un lussuoso appartamento su due piani intestato a società lussemburghesi.

    Al fisco italiano risultava dichiarare unicamente i compensi corrisposti in suo favore da alcune delle società, anch’esse coinvolte nelle indagini, nei confronti di cui la donna figurava prestare mere collaborazioni. Conseguentemente, sotto l’aspetto fiscale, le è stata contestata la mancata dichiarazione di disponibilità estere in Lussemburgo, nel Principato di Monaco e in Svizzera, in violazione alle disposizioni sul cosiddetto ”monitoraggio fiscale”, per un valore complessivo, considerando la somma di tutte le annualita” accertate (dal 2003), per oltre 2 miliardi e 100 milioni di euro. Sono state eseguite, inoltre, verifiche fiscali sia nei confronti dell’imprenditrice, quale persona fisica, che di tre holding lussemburghesi a lei riconducibili, constatando, complessivamente, ai fini delle imposte dirette – in mancanza, allo stato, di adeguata prova contraria della parte – l’omessa dichiarazione di ricavi, al lordo dei costi sostenuti, per circa 190 milioni di euro (oltre a un’imposta di registro evasa per circa 230 mila euro).

    Sul piano penale, è stata deferita alla locale Procura della Repubblica, unitamente ad altri 11 soggetti, tra i quali spiccano alcuni consulenti, italiani ed esteri, incaricati della gestione contabile e fiscale ed effettivi artefici della creazione del fraudolento gruppo societario estero. A questi ultimi è stata ascritta, insieme all’imprenditrice, anche la fattispecie di associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale, essendo emersi compiti, funzioni, direttive specifiche attribuite dall’organizzazione. Le attività hanno anche permesso di riscontrare il sistematico, mancato versamento di tributi locali (Ici, Imu), per alcuni milioni di euro, connessi a gran parte del vasto patrimonio immobiliare, favorito dalla complessa e poco trasparente struttura societaria cui gli stessi risultavano formalmente riconducibili.

    A testimonianza della piena efficacia deterrente dell’azione ispettiva posta in essere, si è registrato, nelle ultime settimane, a seguito della conclusione delle attività ispettive, l’avvenuto, spontaneo rimpatrio di 15 società lussemburghesi, a cura della stessa imprenditrice, per il tramite dei propri consulenti.

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