Ieri, 15 aprile, è stato rinviato il voto in Commissione sport sulla Proposta di Delibera consiliare per l’annullamento in autotutela della dichiarazione di pubblico interesse della proposta di realizzazione del nuovo Stadio a Tor di Valle dei consiglieri Fassina (Sinistra per Roma) e Grancio ( ex M5S, ora DemA), approvata invece pochi giorni fa nel IX Municipio grazie all’astensione dei consiglieri della maggioranza pentastellata.
Senza entrare nel merito giuridico di tale proposta, sarebbe opportuno che, soprattutto dopo questa serie di colpi di scena giudiziari, la Sindaca affrontasse la questione con trasparenza e franchezza, dissipando alcune false credenze che in parte lei stessa ha contribuito a diffondere.
Infatti solo qualche giorno fa Virginia Raggi a “Non è l’Arena” di La 7, ha sostenuto di aver cercato ogni appiglio per “smontare la delibera” ereditata dalla Giunta Marino e non fare lo Stadio, e che l’escamotage del taglio delle cubature è stata una scelta praticamente obbligata e consigliata dall’Avvocatura comunale per evitare “risarcimenti a carico dei contribuenti” in caso di marcia indietro di Roma Capitale. Ma allora perché il parere dell’Avvocatura del febbraio 2017 è stato secretato dalla stessa Sindaca, cancellato dai computer e non portato a conoscenza neanche dei consiglieri che avevano fatto uno specifico accesso agli atti?
Sostiene ancora la Sindaca, a giustificazione della giravolta del M5S sullo Stadio, che è stat, di fatto, un’iniziativa dell’ex assessore all’urbanistica Berdini, che “la prima cosa che ha fatto è stata quella di attivare, non richiesto da nessuno, il processo per la conferenza dei servizi, cioè sostanzialmente per arrivare più velocemente alla conclusione del procedimento dello Stadio” e che “se lui non avesse attivato la conferenza dei servizi, oggi non saremmo qui a parlarne”. Sinceramente ci sembra assai improbabile che un assessore potesse agire in autonomia su un’operazione così avversata del M5S senza un preciso accordo con la Sindaca e la maggioranza capitolina, anche perché c’è una Memoria di Giunta (del 16 settembre 2016) con allegato uno stringente cronoprogramma dell’iter, che ci sembra impossibile abbia potuto essere approvata a insaputa della Sindaca.
Ma il punto vero è che, nel dibattito mediatico e non solo, si continua a dare per scontato che il progetto sia ormai arrivato alle battute finali, che l’approvazione della variante urbanistica in Assemblea Capitolina sia praticamente un atto dovuto e che tornare indietro sia togliere un diritto a qualcuno che ce l’aveva già in tasca.
Ma non è affatto così.
E’ lì a dircelo la lunga sequenza di prescrizioni, comminate ancora pochi minuti prima della presunta “approvazione” a conclusione della seconda Conferenza dei Servizi nel dicembre 2017 , e anche una nota del 25 gennaio 2018, a firma del Direttore del Dip. Territorio urbanistica della Regione Lazio (già Presidente della CdS), in cui si legge che “solo ove il progetto sia stato adeguato alle prescrizioni ed alle ottemperanze indicate dalle Amministrazioni ed enti nel corso della Conferenza dei servizi [il procedimento in corso presso l’amministrazione procedente Regione Lazio NDR] potrà concludersi positivamente“. In buona sostanza, se il proponente non mettesse in pratica quanto prescritto dai vari enti, il progetto decadrebbe e quindi non potrebbe essere approvato dalla Regione.
E ancora bisognerebbe verificare cosa è stato inserito nella Convenzione tra Comune e privato, anche questa ancora da approvare, che dovrebbe contenere tutti i paletti a tutela dell’interesse pubblico, a cominciare dal fatto che non si dovrebbero inaugurare nè lo Stadio nè il Business Center se non in contemporanea con la messa in esercizio di tutte le infrastrutture della mobilità necessarie a non fare andare in tilt il quadrante (Politecnico di Torino dixit).
Ergo, l’approvazione finale del progetto non è affatto scontata e al momento affatto dovuta.
Forse sarebbe meglio che, anzichè arrampicarsi sugli specchi, cercando di tamponare maldestramente gli eventi, la Sindaca e la maggioranza pentastellata fermassero tutto, ripercorressero tutti i passi fatti cercando di uscire dal pantano in cui si sono messi loro stessi, con una soluzione che preservi, oltre all’interesse pubblico, anche la dignità della Giunta e del MoVimento, rispondendo con trasparenza, dibattito democratico (interno ed esterno) e – finalmente – una sana autocritica, agli attacchi che rischiano di sommergerli definitivamente.
Facendosi la vera domanda, quella che continuiamo a porre e che dovrebbero porsi tutti i decisori prima di avallare l’operazione con il loro voto è: l’interesse pubblico – dello Stadio privato, del Business Center e delle infrastrutture, che, a maggior ragione dopo la modifica pentastellata saranno probabilmente inadeguate e tardive – dov’è?
Anna Maria Bianchi Missaglia Presidente Carteinregola