Nel già confusionario mondo dei rifiuti laziali, dove sono le tensioni di Roma a fare da epicentro polemico, sono continui gli smottamenti anche di tipo locale che però a volte divampano in polemiche che travalicano i confini delle singole province. Può capitare così che una singola lettera inviata da una azienda della filiera del trattamento rifiuti sollevi un vespaio di incertezze su un intero sistema di trattamento e stoccaggio. E’ successo il 14 dello scorso mese, quando la Rida Ambiente, società detentrice di un impianto di Tbm ad Aprilia (in provincia di Latina), ha scritto una lettera a diversi comuni dell’area dei Castelli Romani, oltre ad Ardea e Pomezia, indirizzando però la stessa missiva anche alla Regione Lazio, al Nipaf, all’Arpa, al Noe e, per conoscenza anche alla Commissione Europea. In sostanza la vicenda descritta dalla Rida Ambiente è la seguente: ad inizio del 2019 diversi comuni (Ariccia, Albano Laziali, Genzano di Roma, Velletri, Nemi, Lanuvio, Castel Gandolfo, Pomezia e Ardea) hanno deciso di cambiare il loro sistema di trattamento rifiuti passando dalla Rida Ambiente ad un’altra società, la Ecosystem di Pomezia. Quest’ultima però non è un impianto Tbm o Tmb (sigle che comprendono entrambe il trattamento anche della frazione biologica della materia presente nei rifiuti), ma bensì un impianto di solo trattamento meccanico.
“Non è dato comprendere – diceva la Rida nella sua missiva – come questo sia possibile” indicando poi le regole regionali che sono alla base di questo dubbio. E sì, perché la vicenda è un po’ più complessa ma vale la pena di essere compresa. Passare per un impianto di solo trattamento meccanico è innegabilmente meno costoso per i comuni ma si può fare solo a fronte di una raccolta differenziata superiore al 65% e sempre ammesso che all’interno di quella raccolta non siano presenti frazioni organiche (o umide) in quantitativi superiori al 15%. Questo perché gli impianti di trattamento meccanico, appunto, non possono stabilizzare quella materia, che resta irrilevante solo al di sotto di queste soglie. Ora, i primi a preoccuparsi di questa vicenda sono stati i territori con le discariche.
A Colleferro, per esempio, dove ultimamente hanno protestato gli studenti di un istituto vicino alla discarica della Lazio Ambiente di Collefagiolara qualcuno si è preoccupato della conformità o meno dei rifiuti conferiti nella discarica. Così come a Viterbo, a Civitavecchia, e in altre località dove potrebbero essere finiti gli scarti di lavorazione della Ecosystem. Ovviamente, a seguito di queste apprensioni è arrivata la risposta della società di Pomezia che dal canto suo dice di essere completamente in regola. In verità questa risposta è arrivata praticamente in contemporanea con la risposta di un’altra società, che forse solo indirettamente si poteva sentire chiamata in causa, ovvero la Mad che gestisce due discariche, una a Civitavecchia e l’altra in Ciociaria. Reazioni dure, con i toni delle più accese rivalità industriali a fare da padrone. Ma al di là degli scontri tra aziende resta poi la parola della Regione, che risponde sul punto con una lettera nella quale l’ente da una parte definisce come “troppo generiche” le preoccupazioni per l’ambiente e la salute di un presunto trattamento non idoneo dei rifiuti da parte di altre aziende, segnalate dalla Rida Ambiente. Dall’altra però, ammette che le regole indicate nella lettera sono certamente quelle che devono fare da guida nel trattamento. Nel frattempo alcuni politici locali si muovono. Resta però un caso indiscutibilmente aperto, quello del Comune di Ardea. Perché se sono veri (come ha confermato la Regione) i limiti di raccolta differenziata del 65% per poter accedere al servizio di solo trattamento meccanico dei rifiuti ecco i dati di Ardea, diffusi dallo stesso Comune, che ci parlano di raccolta differenziata al 35%. In base a quali norme quindi accedono ad un impianto che in teoria non avrebbe la frazione organica per trattare questi rifiuti? E’ un piccolo grande mistero, che però ha fatto salire la tensione tra le aziende dei rifiuti di area locale accendendo scontri e alleanze e soprattutto ha fatto trepidare non poco le aree con le discariche presso le quali, forse, vengono conferiti rifiuti non idonei allo stoccaggio. Il tutto, nel sostanziale silenzio delle istituzioni e l’immobilismo apparente degli organi di controllo. Solo un’altra piccola storia del grande caos dei rifiuti laziali.