Che sia per lavoro, per piacere o per sport, l'utilizzo della bicicletta, caduto in disuso con lo sviluppo della motorizzazione di massa, sta pian piano riprendendo quota negli ultimi anni, favorito anche dalla crisi economica e dai prezzi sempre più alti dei carburanti. Per alcuni è solo un moto ambientalista, per altri è una valida alternativa ai mezzi a motore, ma ciò che accomuna gli utilizzatori delle due ruote, oltre ai caschi e ai gilet gialli, è la lotta quotidiana contro l'inadeguatezza di una città come Roma.
La capitale è infatti invasa da associazioni e gruppi spontanei di persone, che cercano da anni di far valere i propri diritti. L'obiettivo utopico è quello di avvicinarsi al modello “Amsterdam”, dove il ciclista è tutelato al pari dell'automobilista, quello più realistico contempla la semplice messa in sicurezza di un'attività in grande espansione. Ne sanno qualcosa gli aderenti al gruppo dei “Ciclomobilisti”, che si definiscono semplicemente come «coloro che utilizzano la bici non solo per svago, ma anche per andare a lavorare o svolgere le commissioni quotidiane».
Una schiera di utenti che tutti i giorni percorrono strade e piste ciclabili romane per recarsi al lavoro o addirittura accompagnare i figli a scuola. Una costanza che richiede fatica e dedizione, culminata il 9 maggio scorso nel Bike To Work Day, che dal Nomentano all'Alberone, passando per il Torrino e il Tuscolano, ha portato in strada centinaia di “lavoratori”. Come loro, tante altre categorie. Dagli sportivi agli amatori, passando per gli appassionati d'arte. «Ogni domenica – ci dice Giancarlo, uno dei soci fondatori di VediRomaInBici.it – ci ritroviamo fuori dalla stazione metro Colosseo e, passando per Subaugusta, uniamo la passione per la bici a quella per l'arte, effettuando delle visite guidate ai monumenti di Roma in bicicletta. Le difficoltà? Sono all'ordine del giorno: assenza di piste ciclabili e condizioni fatiscenti di quelle che ci sono».
Ma c'è anche chi si fa promotore dei diritti dei ciclisti. «La nostra attività – spiega Beatrice Galli di Ruotalibera FIAB Roma – si articola su due filoni: in primo luogo cerchiamo di favorire il cicloturismo con escursioni a tema, e in secondo luogo promuoviamo l'utilizzo urbano della bicicletta. Inoltre, saremo presto attivi con un servizio di segnalazione dei disagi in tempo reale sul nostro sito ufficiale, e abbiamo già ottenuto buoni risultati anche a livello nazionale. Basti pensare che, quando si è insediato il nuovo Parlamento, molti deputati e senatori che hanno aderito al nostro progetto, si sono presentati a Montecitorio e a Palazzo Madama in bicicletta sotto la pioggia battente».
Nonostante questi risultati però, come detto, le infrastrutture capitoline non sempre permettono di svolgere queste attività in piena sicurezza. Gli ostacoli maggiori per i ciclisti si chiamano carenza e scarsa manutenzione. Ecco quindi che, a macchia di leopardo, i disagi si riscontrano in tutte le aree di Roma. In una zona molto popolosa come Colli Aniene, ad esempio, la pista ciclabile di collegamento tra via Palmiro Togliatti e il Parco della Cervelletta è letteralmente “ferma” da anni. Il cantiere la interrompe a metà, proprio al centro dell'incrocio tra via Bardenzellu e via Balabanoff, creando pericolo anche alla circolazione stradale. Non va meglio agli utenti delle banchine del Tevere, costantemente ingombrate dal fango e dalla sterpaglia durante i mesi invernali. Lo scorso aprile poi – e qui arriva la beffa – proprio davanti all'edificio della Fao, le fotografie degli utenti del portale Ciclabiliaroma hanno immortalato una vettura della polizia municipale parcheggiata di traverso sull'attraversamento della pista ciclabile.
Vincenzo Nastasi