L’ebola fa paura e le società cominciano a prendere le distanze e le precauzioni. La Coppa d’Africa si dovrebbe giocare dal 17 gennaio all’8 febbraio 2015, ma non in Marocco che ha rifiutato l’organizzazione ed è stato escluso. La Caf deve però decidere quale paese ospiterà l’evento, perchè l’intenzione è quella di giocare nonostante i timori legati al virus Ebola.
PRECAUZIONI – E cosa fanno allora le società italiane e straniere che hanno i giocatori convocati? Il Parma seguirà le indicazioni del Ministero della Salute proprio per prevenire il contagio e il diffondersi del virus. Della propria rosa è stato convocato il centrocampista ghanese Afriyie Acquah, che al suo rientro seguirà quindi il protocollo.
Il Borussia Dortumund invece ha scelto la strada più estrema e cioè quella di non mandare il giocatore Aubameyang al ritiro con la Nazionale del Gabon, impegnato nelle qualificazioni per la Coppa d’Africa (contro Angola e Lesotho). Ma non è detto che non parta.
AS ROMA E SS LAZIO – Per quanto riguarda le formazioni romane i giocatori africani non sono tanti. C’è Eddy Onazi della Lazio, nigeriano, che ha già rischiato la vita mesi fa per un’esplosione al mercato proprio nel suo paese. Lui è campione d’Africa 2013, e anche in questo caso è partito per rispondere alla chiamata della Nigeria.
Per quanto riguarda la Roma i giocatori sono due: si tratta di Gervinho impegnato nelle qualificazioni della Coppa d’Africa 2015 con la Costa d’Avorio (affronta Sierra Leone e Camerun) e Seydou Keita del Mali (sfida contro Malawi e Algeria). Tra l’altro Gervinho e Keita, insieme allo juventino Asamoah e ad altri 22 giocatori, sono i candidati a vincere il premio di “Miglior giocatore africano”.
PAESI COLPITI – Molti giocatori africani giocano in Europa e quello che si teme e che ovviamente giocheranno nei paesi in cui il rischio di contagio è altissimo e poi ovviamente faranno ritorno nei loro club. L’epidemia di questa febbre emorragica è iniziata in Guinea a febbraio e poi si è diffusa in Liberia, Sierra Leone e Nigeria, anche se qui e in Senegal l’Oms ha dichiarato conclusa l’epidemia. Poi ci sono tanti paesi che hanno avuto casi isolati o sospetti. Ma la paura e il rischio restano.
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