As Roma, il ricordo “silenzioso” di Agostino Di Bartolomei

Il centrocampista giallorosso, cresciuto a Tor Marancia e morto suicida nel 1994, avrebbe compiuto oggi 59 anni

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As Roma, Agostino Di Bartolomei il capitano silenzioso, un ricordo nel giorno della nascita

Sono in tanti oggi a ricordare il centrocampista giallorosso Agostino Di Bartolomei, nato l’8 aprile del 1955 e morto nel 1994. Cresciuto nel quartiere Tor Marancia e nelle giovanili dell’As Roma, debutta in serie A nella stagione 1972-1973, con il primo gol in giallorosso segnato nel campionato successivo.

LA SUA CARRIERA – A parte una parentesi al Vicenza, resta alla Roma fino al 1984, chiudendo poi la carriera tra Milan, Cesena e Salernitana (1990). Ha vinto un campionato e tre coppe Italia con la Roma tra il ’79 e l’84, e in tanti anni di giallorosso è stato espulso una sola volta, segno del suo carattere poco incline ad alzare la voce, a gesti plateali, votato invece più al silenzio, a pochissime parole.

Sono ben 436 le presenze in carriera tra serie A e C1 (con la Salernitana), 83 le reti segnate, mentre con la Roma si contano 237 presenze e 50 gol, ma con le coppe il bottino sale a 308 presenze e 67 marcature. I tifosi lo hanno sempre amato, anche quando andò via tanto da dedicargli uno striscione: «Ti hanno tolto la Roma ma non la tua curva». È stato opinionista e ha fondato una scuola calcio in Campania.

LA SUA MORTE – È morto suicida con un colpo di pistola, lasciando un biglietto in cui aveva scritto «mi sento chiuso in un buco». Si sentiva come in un tunnel, di cui non vedeva la fine. Si pensava a un suicidio per affari andati a male, e invece soffriva di non poter rientrare nel mondo del calcio.

IL RICORDO – Toccante il ricordo di Enzo D’Errico, firma del Corriere della Sera, che il giorno dopo la morte di Di Bartolomei scriveva: «Passi la vita prendendo a calci un pallone, con la gente sugli spalti che invoca il tuo nome, le luci dei riflettori puntate sempre sul viso e la gloria, le amarezze, i successi e le sconfitte… Poi una mattina, una mattina qualunque di fine primavera, ti svegli e t’ accorgi che adesso la vita sta prendendo a calci te. E allora spegni tutto . riflettori, ricordi e delusioni . piantandoti un colpo di pistola dritto nel cuore».

 

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