In mezzo a tanto clamore e all’entusiamo per il nuovo stadio dell’As Roma, il cui progetto prevede la costruzione di questa “città” nell’area di Tor di Valle, dalle pagine di Repubblica, si alza la voce di Clara Lafuente, figlia del progettista dell’Ippodromo che sorge proprio nella zona interessata.
LA DIFESA – La donna difende l’impianto del padre e vorrebbe che non fosse abbattuto. Su Repubblica Clara Lafuente dice: «Non rifate l’errore del Velodromo, non abbattete quell’impianto storico, capolavoro di mio padre Julio».
È questa la preghiera che rivolge alle istituzioni e a coloro che saranno incaricati di progettare il nuovo stadio. La donna non ce l’ha con l’impianto giallorosso del futuro, vuole solo difendere le tribune dell’Ippodromo che definisce «strepitose e sulla loro avveniristica copertura che allora fecero scuola, la più grande paraboloide iperbolicà del mondo».
LA PROPOSTA – La sua preoccupazione è che le tribune vengano demolite senza che magari qualcuno le abbia visionate attentamente e previsto un piano per salvarle, magari facendole diventare le tribune di un campo di allenamento o qualcosa di simile. Insomma piuttosto che lasciarle al degrado di ora o di raderle al suolo, Lafuente vuole porre l’attenzione sul fatto che possano essere utilizzate in un’altra maniera e rilanciate a nuova vita.
Poi spiega: «Sono un segno architettonico oggetto di tesi di dottorato, un’opera di altissima ingegneria sottoposta a un vincolo comunale e inserita nella nella Carta delle Qualità del nuovo piano regolatore di Roma come complesso specialistico di rilevante interesse urbano». Insomma piuttosto che demolire e poi smaltire a costi alti, la sua proposta suona come un’idea di “riciclare” qualcosa che di buono già c’è, donandogli però una nuova prospettiva.
(Foto Tedeschi)
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