Guardi una partita di calcio in tv e ti sembra di assistere a una sorta di guerriglia. Figuriamoci per chi in quel momento era sugli spalti e in campo. Serbia-Albania la raccontano i due laziali in campo Cana e Berisha.
LE PAROLE DI CANA – «A Belgrado dovevamo giocare a calcio ma siamo stati aggrediti dai tifosi serbi. Volevamo solo prendere la bandiera – spiega l’albanese Cana – e tutto sarebbe tornato alla normalità, ma poi siamo stati aggrediti. Ho visto un tifoso serbo con una sedia che si scagliava contro i miei compagni, dovevo difenderli».
Il giocatore della Lazio ha delle ferite sul viso, ma c’è anche chi sta peggio, come Xhaka che ha naso e occhi gonfi e doloranti. Il portiere della Lazio e dell’Albania Etrit Berisha ha raccontato che «l’atmosfera era quella di una guerra. Era un incontro importantissimo, sapevamo che tutti ci stavano guardano».
IL DS TARE – Anche Igli Tare, ds della Lazio e presente a Belgrado per assistere alla partita di qualificazione a Euro 2016 interrotta da questi incidenti, ha parlato di un match molto sentito e dove non ha vinto lo sport.
Il tutto è cominciato per un drone che volava sul campo con la bandiera della Grande Albania e la scritta Kosovo autoctono, con la data 1912 rivolta albanese, preso dal serbo Mitrovic.
Episodio che ha scatenato la rissa in campo. Tare salva i giocatori serbi corretti, se la prende con la stampa che ha caricato il match di tensione. Da censura il comportamente dei tifosi serbi, raccontano dallo stadio di Belgrado, come quello del servizio d’ordine.
SERBIA – In panchina c’era anche l’altro laziale, il serbo Djordjevic, che oggi ritroverà a Formello i compagni, compreso il Basta, infortunato e non convocato dal ct della Serbia. Tare assicura che non ci saranno ripercussioni nello spogliatoio biancoceleste.
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