Virtus Roma, si chiude un anno complicato. Ma quale sarà il futuro?

Coach Dalmonte traccia il bilancio della stagione e si dice moderatamente soddisfatto

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La Virtus Roma ha chiuso quest’anno la sua stagione con la regular season, lasciando un po’ tutti con l’amaro in bocca, perchè negli ultimi anni i tifosi erano abituati a giocarsi qualcosa di più. Ma non è solo un sogno che svanisce, ci sono tante cose da capire, c’è la speranza di tornare prima o poi a vincere qualcosa, e conoscere il futuro che attender la società.

MERCATO E NON SOLO – In attesa quindi di capire le novità in casa Virtus Roma per la prossima stagione (allenatore, squadre, sponsor, investimenti e via dicendo), logico che Luca Dalmonte il coach di questa travagliata stagione faccia un bilancio.

«Si è conclusa un’annata nella quale sono successe tantissime cose – ha esordito il tecnico – , riparto da quanto detto all’inizio della stagione, cioè che avremmo dovuto lottare per conquistarci con fatica un posto nella cosiddetta “zona grigia” del campionato, perché non bisogna mai trascurare la storia e perché quel punto di partenza aiuta ad analizzare il nostro percorso».

CONSIDERAZIONI – «Ogni considerazione sul nostro campionato non può prescindere da nessuna delle 48 partite giocate – ha aggiunto Dalmonte – e non è semplice racchiudere il giudizio in poche parole, per tutto ciò che è successo in questi mesi posso dirmi moderatamente soddisfatto. È stata una sfida difficile, ma proprio per questo stimolante, in cui abbiamo fatto esordire due rookie, permettendo a un “quasi rookie” di fare un salto verso un campionato di primo livello, con tanti esordienti in Italia ma soprattutto con la prima esperienza in Europa per la quasi totalità del roster. È stato fondamentale il lavoro di tutti, per questo ci tengo a ringraziare lo staff tecnico, dirigenziale e sanitario, per aver supportato quotidianamente la squadra». Una frase che suona quasi come un addio.

PLAY OFF – E Dalmonte poi ha spiegato: «Siamo riusciti a dare un senso alla nostra pallacanestro arrivando a giocarci lo spareggio per i playoff a 80’ dalla fine del campionato. Sfruttando meglio qualcuno di quei possessi forse avremmo girato un paio di quelle partite che ci sarebbero servite, ma questo gruppo ci ha provato sempre, arrivando a trovare un accenno di solidità grazie alla mole di lavoro svolto e alla disponibilità di tutti. In questo senso credo che la gara di andata a Cantù sia stata l’espressione massima, poi sono accadute tante cose, la maggior parte al di fuori del nostro controllo».

CAMBIAMENTI – «Nel girone di ritorno – ha proseguito – abbiamo avuto necessità di cambiare altri tre elementi, due in un momento cruciale della stagione, alla vigilia degli ottavi di Eurocup e in un periodo in cui il nostro campionato ci ha portato addirittura a guardarci le spalle. Trovando nuovi equilibri siamo riusciti a portare avanti una striscia che ci ha tolto certi brividi e ci ha portato oltre la speranza, fino a potercela giocare, ma quando ci sarebbero serviti degli equilibri solidi abbiamo pagato l’aver cambiato faccia così tante volte, perdendo punti di riferimento come Gibson o Jones. Siamo stati nella “zona grigia”, nel finale ci è mancato l’ultimo salto per azzannare quella posizione ma abbiamo chiuso l’anno con il 50% di vittorie fra campionato e Coppa».

EUROCUP – L’analisi stagionale non può prescindere dall’ottimo cammino europeo: «Ho sempre detto che consideravo l’Eurocup una competizione che “non ci potevamo permettere”, per il dispendio di energie e l’impossibilità di rigenerarci fisicamente e mentalmente ogni tre giorni, malgrado questo siamo riusciti a resistere, giocando i playoff con un quintetto senza senso e rotazioni ridotte all’osso, rispondendo con la disponibilità di chi c’era di chi arrivava. Potevamo mollare ma non l’abbiamo fatto, ed è per tutti questi elementi che posso dire di essere moderatamente soddisfatto per questa stagione».

Queste sono le sue considerazioni, per tutto il resto bisognerà attendere.

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