Sabato alle 21 e domenica alle 17 al Teatro Tor Bella Monaca debutta la passione di un racconto teatrale tra musica, canto e ballo: “Napoli – Buenos Aires, andata e ritorno”, scritto da Fernando Pannullo con protagonista Fatima Scialdone. Al termine dello spettacolo il pubblico sarà coinvolto in una “Serata di Milonga” con selezione di Tanghi a cura di Elio Paoloni.
“Napoli – Buenos Aires, andata e ritorno” trae ispirazione dal fenomeno della nostra seconda emigrazione verso l’Argentina, con riferimenti al tango e alla sorte degli artisti dopo la caduta di Peron, con Tita Merello, interprete indiscussa di Filumena Marturano di De Filippo a Buenos Aires. Il monologo è accompagnato da canzoni napoletane e canzoni argentine, eseguite in lingua originale cantate e ballate.
Sul palcoscenico è di scena la voglia di affermarsi in un nuovo paese, ma soprattutto la nostalgia della patria raccontata attraverso la malia del tango in uno spettacolo dedicato alle migliaia di italiani emigrati che, tra la fine dell’ ‘800 e il secondo dopoguerra del secolo scorso, si imbarcarono per il sud America in cerca di riscatto, sogni e lavoro, e che oggi, in occasione delle celebrazioni dei 150 anni di Unità d’Italia, vengono ricordati grazie al sostegno allo spettacolo da parte del Ministero degli Esteri e al patrocinio dell’ Istituto Latino Americano. La passione in fondo al cuore degli italiani d’Argentina che neanche le acque dell’oceano sono riuscite a sommergere. Un sentimento sussurrato di generazione in generazione, scritto nei geni di chi ha lasciato la patria, lasciando dietro di sé un solco di 12mila chilometri.
Forte, la malinconia, dietro al dolore, conserva potente il desiderio di vivere e di tornare. Questo il tema al centro di “Napoli – Buenos Aires, andata e ritorno”, dedicato all’espressione artistica più potente dell’Argentina, quella del tango, che dalla malin- conia ha tratto la massima ispirazione. Lo spettacolo è un racconto teatrale intervallato da musica, canzoni napoletane e tanghi ballati con eleganza e sensualità, costruito con la «genetica comune».
Ritmato, allegro, con un’interpretazione vivace e colorita per le espressioni napoletane mescolate a quelle in castellano, il racconto, anche se interamente inventato, è ricco di riferimenti storici. Tra i tanghi, molti sono quelli di Gardel come «El dìa que me quieras», «Volver» e tra le canzoni napoletane, alcune indimenticabili come «Simmo ‘e Napule paisa’», «Zazà» e «Monastero ‘e Santa Chiara».