Gli occhi ritratti da Steve McCurry nelle migliaia di foto scattate in trent’anni di viaggi e lavoro, non sono come tutti gli altri. Dentro ci stanno le guerre. Il coraggio e le sfide perdute. Ci stanno la tenacia e un mucchio di tristezze e la solitudine, la rassegnazione spesso di quelli che non hanno più nulla da vedere. Negli occhi in cui ha guardato McCurry, negli occhi verdi della ragazza iraniana che il reporter di Philadelphia rese celebri trent’anni fa, o in quelli bui e sorprendenti del bambino che abbraccia un fucile, giace la bellezza che non è soltanto l’ordine miracoloso di colori e luce per come McCurry sa scovarli e restituirli; ma verità, direbbe John Keates, spogliata alle volte disperata.
Gli occhi, ma pure i silenzi immersi nei paesaggi e le molte rappresentazioni del mondo offerte dal fotografo americano vincitore del World Press Photo Awards, saranno in mostra da domani al 29 aprile al Marco Testaccio La Pelanda. Duecento fotografie che percorrono l’intera carriera di Steve McCurry e fra le quali trovano spazio per la prima volta anche i suoi lavori più recenti, dal 2009 al 2011: il progetto The last roll con le 32 immagini scattate in giro per il mondo utilizzando l’ultimo rullino prodotto dalla Kodak, gli ultimi viaggi in Thailandia e in Birmania e un lavoro inedito su Cuba. Presente anche una selezione delle “fotografie italiane”, omaggio al Belpaese nell’anno in cui festeggia il suo 150° anniversario, frutto dei ripetuti soggiorni effettuati nel corso di quest’anno in varie città e regioni, dal Veneto alla Sicilia. L’esposizione è curata da Fabio Novembre.
Christian Poccia