Chiuso al pubblico dal 1992, il prestigioso Sepolcro degli Scipioni, complesso archeologico dell'età repubblicana, è stato finalmente riaperto al pubblico dopo un lungo periodo dedicato a lavori di consolidamento e recupero.
L’intervento di riqualificazione ha permesso di rendere il sito accessibile al pubblico con un nuovo percorso di visita (compreso un percorso facilitato), servizi di accoglienza e pannelli didattici che illustrano i resti archeologici presenti nell’area. Dal prossimo anno, in via sperimentale, l’area, situata nel tratto urbano di via Appia Antica, a poca distanza da Porta San Sebastiano, sarà aperta al pubblico a cadenza periodica con visite guidate tutti i sabati dalle ore 9.30 alle ore 12.30 solo su prenotazione allo 060608. Le visite, per gruppi di massimo 12 persone alla volta, saranno illustrate da un archeologo.
L’area sepolcrale consiste in una serie di gallerie, alte circa due metri, che si incrociano e si intersecano a formare quasi un quadrato di circa 11 metri di lato, scavato nel tufo stesso della collina. Nelle pareti delle gallerie erano ricavate le nicchie destinate a contenere i sarcofagi, alcuni costruiti sul posto con lastre di tufo, altri scavati in blocchi squadrati. La costruzione del monumento funerario risale ai primi decenni del III secolo a.C. e si deve al capostipite, console Lucio Cornelio Scipione Barbato, il cui sarcofago elegantemente decorato è posto sul fondo della galleria centrale. Il sepolcro custodiva le spoglie dei membri dell’illustre famiglia degli Scipioni, ramo insigne della gens Cornelia. Gli esponenti della dinastia degli Scipioni rivestirono alte cariche politiche e militari, come Scipione Africano Maggiore, vincitore su Annibale nella seconda guerra punica, e Scipione Emiliano, trionfatore nella terza guerra punica con la distruzione di Cartagine. Molte anche le figure femminili di rilievo, tra cui Cornelia, figlia dell’Africano e madre dei famosi tribuni della plebe Tiberio e Gaio Gracco.
La scoperta del sito, datata 1780, avvenne in circostanze casuali ad opera di due fratelli sacerdoti, proprietari della vigna soprastante, i quali allargando la cantina della loro casa scoprirono un ingresso al sepolcro. Negli anni successivi tutte le iscrizioni furono portate nei Musei Vaticani, ma la suggestione dei luoghi portò molti studiosi e visitatori a farne una meta abituale.