Parecchie le tracce che starebbero benissimo all’interno di un “Romanzo Criminale”, “Il Capo dei Capi” o “Il Padrino”, almeno per le iniziali parti strumentali. Per il resto, atmosfere solenni ed imponenti quelle de “L’Ammazzasette”, primo album de Il Muro Del Canto, band folk-rock capitolina in forze dal 2010.
Il nuovo lavoro dei romani, presentato al pubblico il 14 Gennaio scorso con una data sold-out al locale INIT, a Roma, e disponibile per la vendita nei negozi solamente da venerdì, rappresenta il perfetto identikit del gruppo, esaltando la propria (più che chiara) impronta cantautoriale con quella giusta dose di stornelli a stuzzicare l’attenzione dei più innamorati della Città Eterna. Il tono basso e profondo del vocalist Daniele Coccia si incastra alla perfezione con i tappeti creati dal resto della combriccola, generando canzoni dal passo perlopiù lento e tranquillo ma dalle sonorità quasi “imperiali”. Dopo una Intro in stile “Libanese che pensa alla prossima persona da appiccicare ad un muro e gonfiare a pugni” è subito il momento de “L’Ammazzasette”, title track ed uno dei migliori brani dell’album. Sembra di ascoltare, invece, la famosissima canzoncina “Ci Vuole Un Fiore” a giudicare dalle strofe (per fortuna solamente iniziali) di “La Terra è Bassa” per arrivare (dopo “Luce Mia”) ad una delle tracce più godibili ed originali (rispetto ai caratteri principali dello stile de Il Muro Del Canto) del disco, “Serpe’n seno”: la sensazione che si ha nell’ascoltarla è di essere in sella ad un cavallo in mezzo ad una prateria del Texas, con il solo dialetto a riportarci alla realtà, alla loro Roma, a ridestarci dalle sue atmosfere country. La breve dedica a “San Lorenzo” romano, la non troppo di nota “L’Orto delle Stelle” e la provocatoria “Cristo De Legno” fanno da preludio ad un’altra “top track” del lavoro, “La Spina”, di cui la band ha già girato un videoclip, il primo di una lunga serie. Per sfociare poi nei quasi quattro minuti di monologo parlato su una base quanto mai azzeccata, per rivolgersi direttamente al pubblico senza giri di parole o peli sulla lingua, uno sfogo vero e naturale carico di rabbia e rancore, in pieno stile romano. Una vera botta di intensità “500”, non c’è dubbio che anticipa la traccia più spinta (e rock’n’roll) dell’album “Chi Mistica Mastica”, dove nel bridge finale compaiono addirittura i distorsori.
Dopo undici brani sarebbe difficile trovare qualcos’altro di originale in un progetto di per sé semplice ma allo stesso tempo particolare e coinvolgente ed in un album la cui unica pecca può essere la troppa somiglianza tra alcuni pezzi, soprattutto nelle parti vocaliche (quantomai strano, tra l’altro, lo scream finale della closing track del disco, “Quanto Sete Brutti”). Ottima, invece, la qualità di registrazione. “Fidasse è bene, ma non fidasse è mejo”… dicono. Di loro ci si può fidare, ad esempio.
TRACKLIST
1 – Intro
2 – L’Ammazzasette
3 – La Terra è Bassa
4 – Luce Mia
5 – Serpe ‘n Seno
6 – San Lorenzo
7 – L’Orto delle Stelle
8 – Cristo De Legno
9 – La Spina
10 – 500
11 – Chi Mistica Mastica
12 – Ridi Pajaccio
13 – Addio
14 – So Morto pe’ Sbajo
15 – Parla Con Me
16 – Quanto Sete Brutti
“L’Ammazzasette” è stato registrato e mixato presso lo “Snakes Studio” e masterizzato da Claudio Gruer al “Pisi Mastering Studio”.
Marco Reda
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“La Spina” videoclip