Non gli interessa essere definito una pop star, avrebbe preferito essere considerato – come lui stesso dice – una “country star”. Se gli si chiede dell'amicizia tra i Beatles, afferma che con Paul e George è esistita ed esisterà per tutta la vita, ma con John è difficile dire se sarebbe durata: “Se n'è andato troppo presto”. Ringo Starr parla a RaiRadio2, in un'intervista esclusiva a John Vignola che andrà in onda in “Twilight” venerdì 20 gennaio con un'anticipazione alle 21 di giovedì, nel programma musicale “Moby Dick”. Il video dell'intervista sarà disponibile a partire da domani sul sito radio2.rai.it e su Twitter (@RaiRadio2).
Alla vigilia dell'uscita del suo diciassettesimo album da solista, “Ringo 2012”, l'ex batterista dei Beatles ricorda gli inizi della sua carriera, dallo skiffle al rock, parla della musica di oggi, del suo rapporto di amore-odio con Liverpool e definisce Mozart e Beethoven pop star ante litteram. “Sono a tutti gli effetti una pop star. Non appartengo certo – e purtroppo – al mondo del blues. Quando ho cominciato c'era lo skiffle, suonavo in band di quel tipo, che poi sono diventate semplicemente pop. Poi, pop non significa altro che “popolare” e noi non siamo forse stati il gruppo più popolare del mondo? Le confesso però che non mi interessa essere una pop star: avrei preferito essere una country star”, ammette Ringo. “Dei miei anni coi Beatles si sa già tutto”, prosegue l'ex batterista. “Ma c'era qualcosa prima e qualcosa dopo, così gli ultimi tre dischi raccontano me, il rock, vivere fuori da Liverpool e vivere a Liverpool, suonare nei club, mentre si andava a scuola, cominciare una vita da folle, ed eravamo davvero folli. Se a cinque di noi è successo quello che è successo è anche perché ci siamo comportati da pazzi”.
Richard Parkin Starkey, questo il suo vero nome, ricorda di essere stato un “vero amico” con gli altri componenti della storica band. “Quello siamo stati, per tutta la vita. Non so se lo saremmo stati in futuro, con John: se ne è andato da troppo tempo e sono domande, quelle sul futuro, senza risposta. Ma John, Paul e George sono rimasti miei amici, anche quando litigavano fra di loro”.
Nell'intervista si parla anche dell'episodio avvenuto durante la registrazione dell'album bianco, quando Ringo se ne andò e non venne richiamato per due settimane. “Lì era una follia: discussioni interminabili, non ce la facevo più. Sbattei la porta, convinto che mi avrebbero richiamato subito. Invece, passarono due settimane e per di più i pezzi di batteria che mancavano li avevano già completati Paul e John. Cosa pensai? Che non avrei dovuto andarmene”. L'ultima frase è dedicata a Pete Best, il primo batterista dei Beatles che gli altri tre licenziarono prima di entrare in studio, chiamando Ringo Starr e cambiandogli la vita: “Che Dio lo benedica”.