Non è che abbiano tante cose in comune, alla fine, Stati Uniti e Cina. Due superpotenze, per carità, ma in concreto le abitudini di vita nella maggior parte delle cose sono completamente diverse. Metterle insieme in unico contesto potrebbe essere rischioso.
Certo, gli One Inch Punch dall’Oriente prendono soltanto il nome (derivato da una tecnica di arti marziali del famosissimo Bruce Lee), dato che tutto il resto è puramente di marchio USA. Per non parlare della provenienza: europea, italiana, romana D.O.C: Helias Marson, Stefano Silvestri e Francesco Benedetti formano un power-trio che spazia tra blues, funky e rock, come a riprendere i Deep Purple (nelle frangie più estreme), Lynyrd Skynyrd, Free, Jimi Hendryx e buona parte del Blues-Rock a stelle e strisce degli anni ’70-’80. “Con il nome che abbiamo scelto non vogliamo rappresentarci tanto per il pugno quanto per la misticità della stessa tecnica– le parole di Helias, voce e chitarra della band – per capire il giusto movimento, in quest’arte marziale, servono parecchi anni di studi, allenamento e concentrazione, per arrivare ad ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Saremo impegnati prossimamente in un tour di otto date in Inghilterra, un videoclip e suonare il più possibile in giro, dato che questo è il nostro mestiere e ciò che sappiamo fare meglio, cercando di farci apprezzare in Italia ma soprattutto all’estero”.Ad ascoltare i loro brani di primo impatto tutta questa cattiveria da super-eroe del karate non traspare, ma il punto è proprio nelle parole del frontman della formazione: si tratta di un qualcosa che pretende una progressiva attenzione, anche se energia ed orecchiabilità non mancano affatto. Potreste dirgli che non c’è nulla di originale: magari vi sdraiano con il pugno che dà loro il nome. O meglio, potrebbe farlo il buon Bruce…
Gli One Inch Punch, attivi dal 2009, hanno all’attivo l’Ep “1 On One”, prodotto nel 2011 dall’etichetta Revalve Records(produttore Roberto Cufaro), che annovera la stessa band capitolina tra il proprio roster artisti.
Marco Reda