I VZ69 ed il carisma di Mr Ciro

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È vero, lo ammetto. È impossibile non restare stupiti quando ci si imbatte in Virginio Cola, alias Mr Ciro: folta e riccia chioma mora, lunghe basette, occhiali da sole a coprire gli occhi, anche quando fuori il buio è più nero che mai, viso tondo e paffuto. Non si può non notarlo. Poi lo si ascolta cantare: voce roca, profonda, decisamente affascinante, molto simile a Zucchero anni ’90, quello degli album “Blue’s” e “Miserere”. E si rimane di sasso ugualmente, però in un altro senso. E’ il leader dei VZ69, band di Tivoli attiva dal 2001 e completata da Roberto Conti, Fabio Moreschini, Daniele Santolamazza, Fabrizio Bianchie Francesco Carlucci. I sei si fanno promotori di un folk-blues in italiano dalle forti venature progressive, percorso insolito ed intrigante, particolarmente indicato per gli amanti del suono ricercato e poco (o anche affatto) commerciale, ma anche per i più vicini al cantautorato nostrano. “I testi che presentiamo raccontano di storie ed esperienze di vita quotidiana”– esordisce Roberto, uno dei chitarristi -. Per il resto, ciò a cui puntiamo è continuare a fare musica in nome dell’amicizia che ci lega aldilà di questo gruppo e riuscire a comunicare a tutti ciò che vogliamo esprimere con musica e parole”.Il tutto detto da un tizio che va in scena con una bandana rosa sulla fronte (e che, tra l’altro, assomiglia vagamente al frontman dei Foo Fighters ed ex batterista dei Nirvana, Dave Grohl).

Il nome del primo, e finora unico, lavoro dei VZ69è “Un Viaggio Nel Tempo”, autoprodotto nel 2010. Numerose, al contrario, le apparizioni live del gruppo, sfociate nelle vittorie dei “Concorso Augusto Daolio” (2008), “Castelverde Rock Festival” (2010) e “Rock’n’Blues Live Contest” (2011), passaggi in radio (Radio Rock) ed in aperture ad artisti del calibro di Le Orme, TM Stevense Ricky Portera. I VZ69sono attualmente impegnati nella realizzazione di brani che andranno a comporre in futuro, non ancora precisato, un nuovo album. “Sono gli episodi come quelli in terra di Scozia, dove i ragazzi di sedici anni ballano con le ‘nonnette’ di ottanta e, finito il concerto, ti offrono una birra se gli firmi un cd, o trovarsi a dialogare, scherzare e condividere emozioni con artisti del calibro di TM Stevens, che ci danno gli stimoli e la carica, continuando a crescere sia come uomini che come artisti”. Che in Gran Bretagna la musica sia molto più valorizzata che in Italia non è una novità. Ma si, parole sante…

Marco Reda

 

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