Arcaica, preistorica, primordiale quando si tratta di affrontare calamità naturali come l’emergenza neve di questi giorni, Roma si riscatta dal suo anacronismo cronico almeno sul piano della cultura, e stanca di specchiarsi nel suo pur meraviglioso eccesso di classicità si scrolla di dosso qualche annetto aprendo definitivamente le porte all’ingresso in città dell’arte contemporanea: quella con la “a” maiuscola. “Il Guggenheim: l’avanguardia americana 1945-1980”, al Palazzo delle Esposizioni fino al prossimo 6 maggio, non è infatti una mostra qualsiasi.
Bisogna piuttosto considerarla come un vero e proprio evento dalla straordinaria cassa di risonanza, e non soltanto alla luce della poco spiccata attitudine modernista della Capitale. Basti pensare che «è decisamente insolito – afferma Richard Armstrong, direttore del Solomon R. Guggenheim Museum and Foundation – il fatto che il Guggenheim presenti la collezione americana al di fuori dei suoi siti», anche se, continua il noto manager, «è giusto che questa mostra si svolga in Italia, dove ha sede la Peggy Guggenheim Collection, parte della nostra fondazione, che ha messo a disposizione molti dei lavori qui presentati». Insomma, come la si giri si giri, da ultima della classe – nonostante la recente scalata sulle scene internazionali di spazi quali il Maxxi e Macro – la città eterna si è trasformata nella location esclusiva designata da una delle più importanti famiglie di collezionisti d’arte contemporanea per dare visibilità a quattro decenni cruciali della storia intellettuale statuinitense. Le ben 59 opere dislocate nelle sette diverse sale del Pala- Expo danno voce a tutte le avanguardie nate nel secondo dopoguerra, dall’Espressionismo astratto al Pop, dal Minimal al Postminimal, dall’Arte Concettuale all’iper- Realismo fotografico. Tanti gli artisti scelti dalla giovane curatrice Lauren Hinkson: su tutti spicca il nome di Jackson Pollock, pittore simbolo della rivoluzione a stelle e strisce della seconda metà del Novecento nonchè protetto per antonomasia della leggendaria Peggy Guggenheim. Sono sei i lavori esposti dell’artista del Wyoming, ai quali si affiancano quelli di Willem de Kooning, Mark Rothko, Arshile Gorky, Alexander Calder, Roy Lichtenstein, Bob Rauschenberg, Andy Warhol, Richard Serra, Kenneth Noland e Chuck Close. Oltre a offrire una panoramica sui movimenti avanguardisti, accomunati nella loro pur grande diversità dall’impegno a mettere in discussione i canoni estetici dell’epoca, la mostra rivela anche il ruolo svolto da Solomon R. Guggenheim Museum nel dare forma agli allora neonati impulsi culturali di rottura, grazie al costante sostegno offerto agli artisti emergenti.
L’evoluzione del Guggenheim, che da vetrina dedicata alla pittura astratta europea è diventato centro internazionale di riferimento per l’arte moderna e contemporanea, si è sostanziata con gli anni nella presenza odierna di tre musei principali, New York, Venezia e il recentissimo Bilbao, a cui si aggiungono quello di Berlino e l’ancora “in progress” mega progetto di Dubai.
Via Nazionale 143
Orari: martedì, mercoledì, giovedì dalle 10 alle 20; venerdì, sabato dalle 10 alle 22; domenica dalle 10 alle 20. Chiuso il lunedì
Prezzi: intero euro 12.50, ridotto euro 10
Francesco Gabriele