Le idee le hanno ben chiare, anche se tante, gli Indie Boys Are For Hot Girls, trio capitolino nato nel 2006 e formato da Alessandro Canu, DanieleBarillàe ClaudioGatta. E lo dimostra l’album “Into Unconsciousness”, il primo full-lenght dopo un Ep pubblicato nel 2010, totalmente autoprodotto, in vendita in digitale sui migliori portali online (da iTunes a MySpace passando per Nokia Store, Spotify ed Amazon) e presentato a Roma il 9 Febbraio scorso presso il prestigioso “Circolo degli Artisti”, dopo l’ “esordio ufficiale” con un concerto a Londra.
Un album dalle mille sfumature, il loro, che racchiude anni di storia della musica (quella seria) in sole dieci tracce. Sembra di essere catapultati direttamente in Inghilterra con la “opening track” “Let Your Body Out”, una delle tracce migliori dell’album, dal ritmo andante e chitarre/basso acido-distorti, ad incarnare già dal principio lo stile principale della band; fosse un pochino più corta e meno prolissa nel finale ambirebbe sicuramente ad entrare nella hit-parade di ogni radio d’Oltremanica. Così come nella casella “Songs” di un qualsiasi ProEvolutionSoccer. Più delicate, quasi sofferenti (chitarra), le sonorità iniziali della seconda traccia, “Sad Actors”, che lasciano poi spazio all’ennesima esplosione indie-pop britannica dell’azzeccatissimo ritornello, con elegante chiusura in stile Muse. Quasi alla Beatles quello di “The One”, di ritornello, con l’interessante timbro vocale di AlessandroCanuche strappa l’attenzione anche dell’ascoltatore più profano, sostenuto dal tappeto di synth e da un andamento nelle strofe ancora vicino alla band di Matthew Bellamy e compagni. Dopo la non entusiasmante “Craving” si arriva a “The Day That Love Left My Eyes”, dal vivace, martellante e sincopato ritornello e le “solite” ottime armonie musicali ad innalzare le due voci. Il ventaglio di influenze sembra non esaurirsi mai e lo dimostra “Something Like A Dream”, brano numero sei del disco, molto accattivante, in cui sembra di ascoltare allo stesso tempo AC/DC (intro), The Who (strofe ed accordi alla “Baba O’Riley”), David Bowie di “Heroes” per la voce grintosa e Red Hot Chili Peppers (scelta dei distorsori e finale che rimanda all’album “Californication”).
Atmosfere più dure si avvertono poi in “Abandon”, tipiche dei Them Crooked Vultures, la band del “magic-trio” Grohl-Jones-Homme, in cui alcuni tratti sembrano quasi dissonanti, e “Follow The Tide”, un inno ai Queens Of The Stone Age, in cui ci vuole un po’ prima di arrivare allo scatenato tripudio del finale. Cantata con la voce di Jón Þór Birgisson, sembrerebbe senza dubbio una canzone dei Sigur Ròs (almeno per la prima parte), la penultima traccia “Colours”, molto evocativa, delicata, raffinata. Delicata lo diventa un po’ meno quando nel finale subentrano i distorti, ma pur sempre intensa, per i più malinconici. “Crossfire”, dai tratti “Nirvaneschi”, chiude un ottimo album, dall’altrettanto buona qualità audio, che andrebbe particolarmente forte proprio da dove gli Indie Boys Are For HotGirls attingono per il loro sound. Il Paese della Regina, delle cabine rosse, del Big Ben, del Manchester United. E della musica valorizzata sul serio.
TRACKLIST
1 – Let Your Body Out
2 – Sad Actors
3 – The One
4 – Craving
5 – The Day That Love Left My Eyes
6 – Something Like A Dream
7 – Abandon
8 – Follow The Tide
9 – Colours
10 – Crossfire
“IntoUnconsciousness” è stato registrato e mixato presso lo “Snakes Studio” di GiancarloBarbatie masterizzato da ClaudioGrueral “PisiMasteringStudio”.
Marco Reda
“Let Your Body Out” videoclip
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