Da oggi fino al 3 marzo, Antonio Albanese chiude all’Auditorium Conciliazione la fortunata tournée del suo spettacolo “Personaggi”, scritto come sempre con Michele Serra, Pietro Guerrera, Enzo Santin e Giampiero Solari.
“Qualunquemente” la pensiate, Antonio Albanese è uno dei pochi attori capace di portare alla ribalta oggigiorno personaggi che sono – ahinoi – prototipi della nostra stessa società. L’occhio attento di Albanese scruta questi soggetti e non risparmia nessuno, da Nord a Sud, ricchi e poveri, ottimisti e qualunquisti. La maggior parte dei personaggi presenti nello spettacolo sono stati creati e interpretati nel corso di quasi un decennio ma sono ancora attuali. E se questo è un altro punto a favore per la creatività di Albanese e dei suoi autori, certo non lo è per l’italiano medio dal quale trae ispirazione.
I deliri dell’ing. Ivo Perego, spregiatore del Sud, che lavora sedici ore al giorno e non vede la famiglia dai tempi dell’unica vacanza che si sia mai concesso e che ha portato al concepimento dell’unico figlio, drogato e nullafacente, sono ancora gli stessi. E all’indomani della sentenza del Tribunale di Torino nel processo Eternit, i capannoni fabbricati in amianto nei quali si produce amianto sono ancora il vanto dell’ing. Perego (che distilla terrificanti perle di saggezza come: «Il mio capannone è fatto di Eternit, e con l'Eternit non si scherza: è pieno di amianto, produrlo e montarlo è un gioco da ragazzi. È smontarlo e distruggerlo che è impossibile: si rischia il cancro. L'Eternit non è un materiale, è un monito: nessuno distrugga ciò che l'uomo ha costruito»). Il depresso imprenditore brianzolo Ivo Perego è il fratello gemello del siciliano disoccupato (e fiero di esserlo) Alex Drastico, diversi e contrapposti come “La fame e la sete” (titolo del film diretto e interpretato da Albanese nel 1999). L’aggressivo e irritabile Drastico, dalla camicia dal colore volgarmente sgargiante e dal linguaggio brutale, continua a perseguitare con le sue maledizioni chi ha avuto l’ardire di rubargli il motorino e chiunque altro gli capiti a tiro. Ci sono ancora i tic e le manie del mite, timido e gentile Epifanio, che continua a sognare portando con sé la sua piantina di valeriana, avvolto in quel cappotto e con quegli occhiali spessi sul naso. Ci sono il sommelier che gesticola e assaggia improbabili vini accompagnato dall’immancabile musica ambient, e l’Ottimista visionario. L’inquietante Ministro della Paura, assiso sulla sua poltronasimbolo del potere, è lo specchio deformante delle nostre paranoie, perché «una società senza paura è come una casa senza fondamenta». In questa galleria di mostri nostrani non può certo mancare il personaggio più mostruoso di tutti: Cetto La Qualunque. L’imprenditore calabrese prestato alla politica imperversava negli studi di “Mai dire Gol”, spiegando la propria filosofia al trio della Gialappa’s, e spiazzava il buonismo di Fabio Fazio a “Che tempo che fa” con quegli slogan che sembravano tanto il retropensiero nascosto dei politici nostrani. Cetto si è guadagnato l’onore di diventare il protagonista assoluto del film “Qualunquemente”.
Ognuno di questi personaggi, tipici del nostro tempo e del nostro mondo fatto di ossessioni, paure, deliri di onnipotenza e scorciatoie, nasconde un disagio di vivere e di loro si ride, sì, ma di un «riso verde», come diceva Eduardo De Filippo, perché il vero bersaglio è lo spettatore. Questi anti-eroi tra nevrosi, alienazioni, valori sovvertiti, vacuità ideologica e insensati ottimisti, queste maschere grottesche che l’attore ripropone con la sua dirompente fisicità sono infatti lo specchio di ciò che vediamo intorno a noi, dal vicino di casa all’amico del cuore, dal collega di lavoro al politico che arringa la folla in piazza. Ma in nostro soccorso arriva lo stesso Albanese, che spiega: «Vorrei che dopo un mio spettacolo tutti si sentissero un po’ meno soli, un po’ più allegri, un po’ più forti, vorrei abbracciali tutti. La risata è un abbraccio, un bisogno che ci sarà sempre».
Chiara Cecchini