“Hidden Place” – AVEKEY

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Gli Avekey(MauroPala, LucaViani, AlbertoCroce, FabioPerciballie DanieleDencs) fanno il loro esordio artistico con l’Ep (se si può definire tale, date le otto tracce che lo avvicinerebbero più ad un album) dal titolo “HiddenPlace”, prodotto dello scioglimento dei Dr. Hydedalle cui ceneri è nato il progetto attuale. L’intrigante copertina rende ancor più stimolante l’ascolto del cd, in un’epoca in cui spesso la prima apparenza conquista prima (e più) della sostanza. Fattore che, fortunatamente, non trova riscontro nell’elegante musica di questo quintetto romano.

Ad aprire il lavoro è “AlmostAnythingElse”, traccia soft ed orecchiabile in cui il basso la fa da padrone nelle strofe, sostenendo gli ottimi “movimenti vocalici” di Pala; unico neo, forse, un ritornello poco incisivo. A dare una scossa generale ci pensa poi “Bamboo”, dalle atmosfere orientaleggianti ma decisamente più pop-rock (e post-grunge). Molto radio-friendly il ritornello, da hit in classifica, in cui viene esaltata ancor di più la voce del frontman della band, in grado di spaziare tra tonalità basse e pacate e parti graffiate ed energiche, ricordando molto Steve Tyler degli Aerosmith e Bon Jovi. “If” è poi uno dei brani migliori dell’album, dal “gusto” dolce e sintetico, da ricondurre alla presenza di un elegante piano. La magia degli Avekeynon può però esaurirsi dopo sole tre canzoni, perchè “Lay Down”, una delle “best tracks” del lavoro, è soffice come la neve, una lenta ballata di quasi cinque minuti nella quale MauroPalasi adagia dolcemente sul letto melodico creato da chitarra, basso e tastiere, introducendo gli ascoltatori nella magia del loro “hidden place”. A spezzare bruscamente questo clima ci pensa “InTheDark”, nel suo bridge che si avvicina addirittura agli Iron Maiden, prima dell’urlo (in cui si sente parecchio l’influenza di Mr. Tyler) di “RainHasCome”, dal suo affascinante “perché”, se immaginata nel pieno di uno scrosciante acquazzone, di quelli da ricordare con piacere, magari associato ad una situazione particolare; emozionante anche il finale, a sugellare un’altra riuscitissima semi-ballad.  Il blues-rock di “The Way We Are” (dopo una non entusiasmante “Scum”) va a chiudere un album dalla molto buona qualità di registrazione, che si può mettere in macchina durante un lungo viaggio o su cui riflettere con la testa appoggiata al finestrino di un autobus. Uno di quelli che non annoiano, che strizza l’occhio al mainstream commerciale britannico, per quanto possibile. In ogni caso, un esperimento riuscito, a farla breve. Un buon apripista per il futuro.

TRACKLIST

1 – Almost Anything Else

2 – Bamboo

3 – If

4 – Lay Down

5 – In The Dark

6 – Rain Has Come

7 – Scum

8 – The Way We Are

HiddenPlace” è stato registrato, mixato e masterizzato presso il “SoundVillageStudio” di Roma.

Marco Reda

 

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