PER ELISA – L’8 marzo e la società (ancora) da educare

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S’è consumato questa domenica, a Brescia, l’ennesimo caso di omicidio passionale. L’uomo, Mario, ha freddato a colpi di pistola l’ex moglie e il suo nuovo compagno quando entrambi erano appena scesi dalla macchina per fare rientro a casa. Non pago, è poi andato nell’appartamento di lei e ha ucciso la figlia ventenne, avuta da una precedente relazione, e il fidanzato.

Questo è solo l'ultimo della lunga lista di femmicidi che avvengono in Italia. La media è impressionante: ogni tre giorni una donna viene “giustiziata”. Nel 2006 ne sono morte 101, nel 2010 addirittura 127. Un fenomeno in costante (e preoccupante) crescita che nella maggior parte dei casi è generato da una gelosia e un senso di possesso a dir poco disumani. Anche il governo s’è occupato della questione con la legge sullo stalking e le tante campagne per divulgarla, ma non basta ancora. Le donne spesso non hanno il coraggio di denunciare le minacce, i soprusi e le violenze che subiscono, spesso per paura ma anche per cercare di salvare il concetto della famiglia.

Giovedì sarà la giornata internazionale della donna, la festa che celebra le conquiste sociali, politiche ed economiche ottenute dal gentil sesso dal 1911, anno della prima celebrazione della ricorrenza. Il mio augurio è che prima o poi si possa rieducare la società iniziando a riconoscere appieno il ruolo della donna – che è moglie, madre e compagna – nel contesto famigliare così come in quello lavorativo. Nella speranza di non dover più pagare la colpa di essere semplicemente donne. Auguri!  

Elisa Isoardi

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