“Gomorra a teatro è come una sventagliata di Kalashnikov, rapida, violenta, che si staglia su un vetro blindato facendo fori più grandi e fori più piccoli. Ma è anche il racconto di una città, di un paese, che ci appare sempre in bilico, come il cantiere quasi abbandonato in cui lo spettacolo è ambientato. Un mondo criminale e selvaggio in cui l’occhio dello scrittore Saviano si pone ad illuminare squarci di vita”. Scrive così nelle note di regia Mario Gelardi, che porta il romanzo di Saviano sul palcoscenico del Quirinetta da stasera al 25 marzo e dal 30 marzo al primo aprile.
Lo spettacolo, come il libro, racconta due livelli del crimine, quello più istintivo, animalesco, violento, costituito dal braccio armato della camorra impersonato dai due spacciatori che vogliono fare carriera nel ''sistema'' Pikachu e Kitkat e quello imprenditoriale, che non si sporca mai le mani direttamente, che coordina a distanza che ha interessi in tutto il mondo, impersonato nelle figure di Mariano e dello Stakeholder, due colletti bianchi del crimine. Tra di loro Pasquale, un sarto abilissimo che mette la sua ''arte'' al servizio di un clan. Ma il vero e proprio cardine della pièce è il personaggio di Roberto Saviano, che come un Virgilio Dantesco conduce il pubblico tra le varie storie, interrogando i personaggi, scavando nelle dinamiche, e ponendosi come coscienza civile di un intero paese.