Il Giovedì porta ormai da anni odor di contest al PalaRockness di Genzano di Roma: nella serata del 29 Marzo ci sono gli Sweet Danger, punk-pop band di Civitavecchia che si affaccia sul palco intorno alla mezzanotte.
Ad aprire il breve show (trenta minuti scarsi) è “Everything That Leads Me In Sorrow”, estratta dal loro Ep “City Nights” che si appresteranno a suonare interamente per l’occasione: dalle prime note provenienti dallo stage sembra di esser stati trasportati sulla costa californiana, in piena estate. Un buon finale stoppato riscatta un’esecuzione un po’ “fredda”, con batteria a tratti zoppicante e qualche imprecisione vocale di Simone Sciarrini(voce/chitarra), in quella che sarà l’unica “nota stonata” del live. E’ infatti “Whatever You’ll Be”, dal ritornello molto orecchiabile, a presentare il vero sound degli Sweet Danger, quello pulito, preciso e diretto che rimanda alla moderna scena punk-rock statunitense, con tanto di assolo finale alla chitarra di Francesco Capuani. L’atmosfera si fa improvvisamente più delicata con la ballad “Runaway”, altra best track della serata in cui nella prima parte il batterista FlavioScipionefa comparire due spazzole al posto delle bacchette. Il solo di chitarra di Simoneconclude una traccia dalle sonorità molto vicine ai Coldplay di Chris Martin, esulando un po’ dalle influenze primarie della band che tornano prepotenti con “It’s All You Own” (peccato per qualche incertezza tecnica dietro le pelli), dove emerge un’altra qualità della formazione, la grande precisione nelle armonizzazioni vocali tra prima e seconda voce.
E’ poi il momento di “Fleeting”, aperta da un’intro di basso e batteria e trainata verso un ritornello molto radio-friendly, che anticipa la closing-track dello spettacolo, la miglior traccia dell’Ep della band, “I Need To Know”. Ancor più da apprezzare, qui, i controcanti di Capuani, ottima la scelta del brano per salutare il pubblico. Molto alto in sostanza il tasso commerciale degli Sweet Danger: va sistemata qualche imprecisione tecnico/ritmica ma si è di fronte ad una buona realtà da crescere (e ne è la dimostrazione la vittoria della sfida ai danni di Sweet Weaponse Steel Age). In quanto a colpire il pubblico a primo impatto, a livello scenico, si è già sulla buona strada. Per informazioni basta buttare un occhio alle pose plastiche del bassista Giordano Paoletti.
Marco Reda
1 – Everything That Leads Me In Sorrow
2 – Whatever You’ll Be
3 – Runaway
4 – It’s All You Own
5 – Fleeting
6 – I Need To Know