Il sound partenopeo di Pino Daniele approda all'Auditorium per un grande doppio appuntamento stasera e il 15 aprile.
Punto di incontro della miglior tradizione cantautoriale italiana e napoletana con le influenze del latin jazz e del blues, Daniele ha prodotto fin dagli esordi negli anni Settanta, ai tempi del cosiddetto "Neapolitan Power", un sound "meticcio", unico e inconfondibile. Ha riempito stadi e teatri in tutto il mondo, a partire dalla storica serata a Piazza del Plebiscito a Napoli nel 1981 (l'anno precedente aveva fatto da apripista al concerto milanese di Bob Marley) fino a esibirsi all'Olympia di Parigi, uno dei templi della musica dal vivo. Ha collaborato con jazzisti come Wayne Shorter, Chick Corea, Pat Metheny, Peter Erskine, ha flirtato con l'arab rock e con le musiche mediterranee, ha intrecciato il proprio percorso artistico con artisti internazionali come Ritchie Havesns e Salif Keita e ha duettato con Mina, Giorgia, Fiorella Mannoia, Franco Battiato, Francesco De Gregori, 99 Posse, Jovanotti. Due anni fa è uscito l'ultimo album di inediti, "Boogie Boogie Man" che ha sancito l'addio di Daniele alla major discografica RCA e ha aperto la strada alla svolta "indipendentistica" del cantautore napoletano.
Il mese scorso è uscito il nuovo disco "La grande madre", pubblicato dalla Blue Drag (il nome è preso da una canzone degli anni Trenta di Django Reinhardt), l'etichetta indipendente fondata dallo stesso Daniele, che si aggiunge al novero di artisti che hanno abbandonato le grandi case per autoprodursi (come ha fatto ad esempio Antonello Venditti all'inizio degli anni Ottanta con la sua Heinz Music, distribuita da Sony BMG). La ventata di autonomia ha sicuramente giovato al "mascalzone latino" (soprannome inscindibile dall'immagine di Pino Daniele barbuto e capellone sulla copertina dell'omonimo album del 1989, uno dei suoi più riusciti successi). Con lui hanno collaborato musicisti di livello internazionale come Steve Gadd alla batteria, Mel Collins al sax, Chris Stainton al piano, Mino Cinelu alle percussioni, Rachel Z alle tastiere e Omar Akim (già Weather Report) alla batteria e il risultato è un disco dall'ispirazione genuina, vivida e zampillante: un viaggio alla riscoperta di sonorità antiche e familiari, per chi segue il cantante, ma al tempo stesso è un percorso interessante di sperimentazione e commistione di generi, come hanno dimostrato il primo singolo "Melodramma" (ballata romantica per un genere nuovo, il "melo-rock") e la title track "La grande madre" (un blues mischiato con un po' di pop e una spruzzata di musica etnica).
Tra le dodici tracce dell'album c'è un omaggio a Eric Clapton, amico di Daniele. L'estate scorsa i due si esibirono per la prima volta insieme dal vivo in concerto di beneficenza a Cava de' Tirreni e in quell'occasione Daniele accennò estemporaneamente qualche strofa in italiano di "Wonderful Tonight". Da quell'improvviso momento musicale è uscita fuori la versione italiana, tradotta direttamente dal cantante napoletano.
Chiara Cecchini