L'allegria e la gioia di vivere del mondo di Alfredo Sosabravo arrivano nello spazio espositivo della Pelanda del Macro di Testaccio fino al 29 aprile, in occasione della Primavera Latinoamericana in programma fino al 23 maggio in altri musei e spazi culturali di Roma. Un viaggio infuocato tra i ritmi pirotecnici e i colori caraibici evocati dalle circa quaranta opere in mostra, tra tele di grandi dimensioni e sculture in bronzo e vetro di Murano, in cui si fondono tecniche diverse che attingono alla tradizione artigiana e a creazioni fantastiche di estrema attualità.
Tramite quelle forme e quei colori, Sosabravo rivela il proprio modo di essere al tempo stesso cubano, latinoamericano e contemporaneo, per esprimersi nel presente senza dimenticare né il passato né la sua consolidata tradizione. Ceramista, pittore, incisore, autore di grandi installazioni ambientali, sculture, Sosabravo occupa un posto di rilievo nella storia dell'arte cubana ed è uno dei più importanti dell'arte contemporanea. Nato a Sagua la Grande nel 1930, Alfredo Sosa Bravo (Sosabravo è il nome d'arte) si è avvicinato a diversi tecniche e materiali, combinando nelle proprie opere scultoree bronzo e vetro. Nella sua ricerca artistica, Sosabravo ha incontrato molte volte il nostro Paese e qui ha trovato artigiani e materie prime fondamentali per la sua attività: il laboratorio Ars Murano di Venezia per le sue sculture e i suoi disegni plasmati sul vetro, la Fonderia Bonvicini di Verona per i suoi lavori in bronzo e la Fabbrica Casa Museo Giuseppe Mazzotti 1903 di Albisola Mare, a Savona, per la ceramica. L'attività di Sosabravo viaggia costantemente tra L'Avana e queste località, dove continua a creare opere trascendenti e significative. Sosabravo nasce come pittore intorno alle metà del Novecento ma dopo un fecondo periodo iniziale, nel quale è riuscito a sviluppare un linguaggio poetico personale di grande valore estetico, ha abbandonato le tempere e il cavalletto per alcuni anni per dedicarsi costantemente alla ceramica, all'incisione e al disegno. L'olio su tela “Escenario abierto”, esposto nella mostra “Novecento cubano” all'Arengario di Palazzo Reale a Milano nel 1992, segna il suo ritorno alla pittura, che però Sosabravo reinterpreta alla luce delle sue esperienze con i materiali più disparati, rifacendosi alla tradizione tessile inserendo nelle sue opere elementi di tessuto o carta spezzettata, cucite insieme tramite diversi tipi di punti (una tecnica che aveva già sperimentato nella sua prima fase artistica negli anni Sessanta).
Come altri grandi artisti sudamericani, anche Sosabravo è attratto da opere complesse dai formati imponenti e i suoi “murales” di terracotta sono pieni di temi derivanti da ironiche considerazioni sulla vita quotidiana o con riflessioni su avvenimenti eccezionali; una tappa nel percorso artistico di Sosabravo ricca per quantità e numero. L'iniziazione alla ceramica ha avuto luogo nel noto laboratorio di Cubanacan de l'Avana, per poi essere sviluppata più tardi nel suo studio privato, insieme all'artista René Palazuela (che cura l'esposizione proposta alla Pelanda). Al lavoro presso il laboratorio di ceramica ligure, Sosabravo affianca anche la collaborazione con il laboratorio San Giorgio de Poggi, che più tardi avrebbe accolto anche un altro artista cubano, Wifredo Lam, le cui opere molto hanno ispirato il nostro. Lo stile di Sosabravo, il suo universo espressivo fatto di ironia, grazia, sarcasmo e ingenuità, si presta a vari livelli possibili di interpretazione. Le sue opere fanno da ponte comunicativo tra l'organico e il meccanico, capaci di combinare tanti diversi fattori approfittando delle caratteristiche antitetiche dei materiali e delle risorse tecniche utilizzate, come la trasparenza del vetro combinata con la solidità del bronzo. Ma la definizione migliore del proprio lavoro è quella data da Sosabravo stesso: «Nei miei colori, nei miei disegni, c'è ottimismo, positività, fiducia verso l'essere umano».
Chiara Cecchini