Una volta era il punk. Poi venne il rap, il cantautorato e addirittura l’opera lirica, con l’incisione della “Tosca” di Puccini. Ma in principio, prima ancora di salire su un palco, prima del nome d’arte che lo ha reso celebre in tutta Italia, prima perfino di aver terminato gli studi il giovanissimo Neffa, che all’anagrafe è Giovanni Pellini, cresceva imparando a suonare la batteria, commuovendosi con i testi emozionali di Billie Holiday, ispirandosi alle invenzioni rivoluzionarie del sax di Charlie Parker, e facendo il pieno di adrenalina con le improvvisazioni pianistiche di Thelonius Monk e le melodie cool della leggenda Miles Davis. Oggi il poliedrico artista salernitano, nato nel piccolo paese di Scafati, ha deciso di riportare in vita suoni, speranze e ricordi di quelle mille notti insonni dell’adolescenza grazie a un nuovo, ardimentoso progetto chiamato The Five Senses, in scena stasera al The Place di via Alberico II e realizzato insieme ai compagni di avventura Michele Vignali, Vincenzo Florio, Andrea Nunzi e Nico Menci.
Ed è proprio grazie a Menci che il cantautore classe 1967 ha potuto realizzare il desiderio di «provare a cantare alcuni dei classici» che hanno contribuito a farne il Neffa apprezzato e trasversale che è ora. «Ho avuto l’opportunità di soddisfare questo sogno grazie alla preziosa collaborazione di Nico, che ha curato gran parte degli arrangiamenti». Arrangiamenti che gironzolano tra jazz e dintorni, dallo swing delle canzoni scritte da Cole Porter, George Gershwin, Louis Armstrong e altri grandi compositori americani, alla bossa nova made in Brasil di Antonio Carlos Jobim e Vinicious De Moraes. E poi una suggestiva rilettura di un brano cult dei Beatles come “And i love her” e una versione slow bossa di “Strada ’nfosa” di Domenico Modugno: «E così, anche stavolta, il mio amore per la canzone napoletana troverà modo di sfogarsi».
Tredici album alle spalle, l’ultimo dei quali in coppia con l’amico-collega J-Ax (ex leader degli Articolo 31), Neffa è ormai in pausa da qualche anno nella sua produzione da solista. E “Sognando contromano”, uscito nel 2009, non sembra avere ancora nemmeno la parvenza di un successore. «E’ un momento in cui sento forte la necessità di un gesto di puro amore nei confronti della musica, e di poter sentire l’amore della musica su di me» ha detto il cantautore spiegando l’idea del ritorno alle origini jazz. Un amarcord, questo, destinato a non essere l’unico. «Cantare canzoni napoletane, ecco: mi manca questo. In fondo io vengo da lì» ha dichiarato sibillino in un’intervista al Corriere.
Francesco Gabriele