Come direbbe il presidente Napolitano, «è con viva e vibrante soddisfazione» che Maurizio Crozza approda al Gran Teatro a Saxa Rubra per un doppio appuntamento dedicato alla comicità e alla satira sul nostro sgangherato e incredibile paese: il suo "Giro di Italialand" si ferma a Saxa Rubra stasera e domani, con istantanee della nostra attualità, dalla politica alla mal costume della nostra società.
Uno spettacolo da tutto esaurito per il comico genovese, che porta in tournée il successo dell'omonima, dissacrante trasmissione in onda su La7, accompagnato come sempre dal musicista Silvano Belfiore e da Andrea Zalone, da anni suo collaboratore fidatissimo e spalla imprescindibile per alcuni fra gli sketch più amati dal pubblico, come quelli che vedono Crozza nei panni di Napolitano o in quelli del presidente di Banca Mediolanum Ennio Doris; di Zalone è anche la voce fuori campo delle interviste (im)possibili al Luca Cordero di Montezemolo, patron del nuovo partito "L'Italia dei Carini" o all'ad Fiat Sergio Marchionne, ossessionato dagli scherzi «fastidiosi» con cui lo esaspera il segretario della Fiom Landini. Nel suo viaggio attraverso "Italialand", la «penisola che non c'è», Maurizio Crozza mostra con ironia graffiante «l'Italia dei comandanti Schettino", quella dei tanti casi di persone incapaci che si ritrovano sulla plancia di comando del Paese senza averne i meriti, il tutto mentre Standard&Poors ci declassa («Un paese dove i gioiellieri dichiarano mille euro al mese, tu me lo declassi in serie B? Ma se merita la Champions League! Merita che li "league" tutti e butti via anche la chiave… Però hanno declassato anche la Francia: Carla Bruni, per esempio da "Premier dame" è passata a "Quelcheladà a Sarkozy"»), gli evasori impazzano e i cittadini si impoveriscono. Crozza si guarda intorno con un misto di stupore e rabbia: le tante storie di piccola e grande ordinaria maleducazione che siamo costretti a sopportare tutti i giorni, gli evasori fiscali, gli amministratori della cosa pubblica incapaci di fare il bene del Paese.
Ogni suo personaggio, ogni suo monologo parte da una comicità graffiante, ruvida, spiccia per andare a toccare il nervo scoperto del problema. Le nostre idiosincrasie, le nostre contraddizioni vengono allora esplicitate e riproposte e non possiamo fare a meno di riconoscerci in questo. Le imitazioni di Crozza provocano allora quel riso «verde» tanto caro a Eduardo De Filippo, in quanto il vero bersaglio è proprio lo spettatore. Dal Marchionne con lo spiccato accento italo-abbruzzese-canadese al Montezemolo, sempre pronto a mollare tutto per andare a far baldoria con Giulia Sofia e compagnia, dal segretario del Pd Bersani, con la parlata emiliana lenta, pensierosa e condita da metafore (memorabile la comparsata del segretario l'anno scorso durante una puntata di "Italialand" su La7, dove i due si sfidarono a colpi di metafore come «Oh ragassi, siam mica qui a far la permanente ai cocker» o «Siam mica qui a fare la ceretta allo Yeti») al Napolitano in contrasto con il corazziere 1 e il corazziere 2, da Vasco Rossi con la sua mania dei "clippini" a Lucio Battisti, dal premier Mario Monti "robotizzato" a papa Ratzinger, passando Brunetta, Zichichi, Marzullo, Fuxas, Matteo Renzi, Bossi versione Forrest Gump sulla panchina e con la scatola di cioccatini, Ghedinello, Giacobbo (e i misteri di "Kazzenger": «il mistero più grande, come è possibile che sia vice direttore di Rai Due?»). Nelle due ore e più del suo one-man-show, Crozza passa da un'imitazione all'altra con l'istrionismo di un Fregoli: a volte basta solo una parrucca, un maglione o un paio d'occhiali. Oppure bastano i testi riarrangiati di una canzone conosciuta e modificati per l'attualità. Ma il più delle volte il personaggio si materializza davanti allo spettatore semplicemente grazie alla sua abilità camaleontica, con l'accento – uno strabuzzare degli occhi – quasi schizofrenico nell'evocare uno dietro l'altro i personaggi, come lo zapping impazzito davanti alla televisione.
Chiara Cecchini
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