PER ELISA – Uomini (eroi) contro la mafia

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"Io avrei voluto fare il portiere nella vita, il portiere di condominio, per parlare con la gente ed esserle vicino”. Questo è solo uno degli aneddoti su Paolo Borsellino raccontati nel libro “Liberi tutti” di Pietro Grasso. Il procuratore nazionale antimafia, intervistato domenica da Fabio Fazio nella trasmissione Che tempo che fa, ha reso omaggio anche alla figura di Giovanni Falcone, ricordandolo con un accendino d’argento che il giudice gli aveva dato «perché voleva smettere di fumare» e che avrebbe dovuto restituirgli se avesse deciso di ricominciare. «Purtroppo l'accendino ce l’ho ancora io e un giorno spero di poterglielo ridare solo per incontrarlo: è un sogno» ha detto il magistrato, che ha poi puntato i riflettori sulla storia di Giuseppe Francese, il nono giornalista vittima della mafia, che si suicidò dopo aver scoperto e fatto arrestare i responsabili dell’omicidio del padre Mario, cronista giudiziario. “Questo è tutto ciò che potevo fare”, scrisse nel biglietto di addio.

Ricordi che rendono umani uomini diventati eroi e che possono far aprire gli occhi a molti giovani che nella cultura mafiosa sono cresciuti. Proprio come un ragazzo che conosco: Alessandro Gallo, figlio di uno scissionista del clan di Lauro, che dopo un'infanzia trascorsa a Napoli, a 18 anni si è trasferito a Bologna per frequentare il DAMS. Ora scrive, organizza lezioni di legalità nelle scuole andando contro i “valori” di un’intera famiglia, la sua, nella speranza di sconfiggere quel cancro chiamato mafia.

Elisa Isoardi

 

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